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26 orlando furioso


[7]
La ſtanza quadra e ſpatiofa pare
     Vna deuota e venerabil chieſa
     Che ſu colonne alabaſtrine e rare
     Con bella architettura era fuſpefa,
     Surgea nel mezo vn ben locato altare
     C hauea dinanzi vna lampada acceſa,
     E quella di ſplendente e chiaro ſoco
     Redea gra lume, all’uno e all’altro loco

[8]
Di deuota humilta la donna tocca,
     Come ſi vide in loco ſacro e pio,
     Incomincio col core e con la bocca,
     Inginocchiata a mandar prieghi a Dio,
     Vn picciol’vſcio in tato ſtride e crocea
     Ch’era all’incotro, onde vna dona vſcio
     Diſcita e ſcalza: e ſciolte hauea le chiome
     Che la Donzella ſaluto per nome.

[9]
E diſſe o generoſa Bradamante
     Non giunta qui ſenza voler diuino,
     Di te piū giorni m’ha predetto inante
     Il prophetico ſpirto di Merlino,
     Che viſitar le ſue reliquie fante
     Doueui per inſolito camino,
     E qui ſon ſtata accio ch’io ti riueli
     Quel c’han di te giā ſtatuito i cieli,

[10]
Queſta e l’antiqua e memorabil grotta
     Ch’edifico Merlino il ſauio Mago,
     Che ſorſè ricordare odi tal’hotta,
     Doue ingannollo la Donna del lago,
     Il ſepolchro e qui giū, doue corrotta
     Giace la carne ſua, doue egli vago
     Di fodisfare a lei, che glil ſuaſe
     Viuo corcoffi e morto ci rimaſe.

[11]
Col corpo morto il viuo ſpirto alberga
     Sin ch’oda il ſuon de l’angelica tromba
     Che dal ciel lo badiſea: o che ve l’erga
     Secondo che farā coruo o colomba:
     Viue la voce: e come chiara emerga
     Vdir potrai da la marmorea tomba,
     Che le paffate e le ſuture coſe
     A chi gli domando ſempre riſpofe.

[12]
Piū giorni ſon ch’in queſto cimiterio
     Venni di remotiſſimo paeſe,
     Perch circa il mio ſtudio alto myſterio
     Mi faceſſe Merlin meglio paleſe,
     E perche hebbi vederti deſiderio
     Poi ci ſon ſtata: oltre il diſegno vn meſe
     Che Merlin che ’l ver ſempre mi pdiffe,
     Termine al venir tuo queſto di ſiſſe.

[13]
Staſſi d’Amon la ſbigottita ſiglia
     Tacita e ſiſſa al ragionar di queſta,
     Et ha ſi pieno il cor di marauiglia
     Che non fa s’ella dorme o s’ella e deſta
     E con rimeſſe e vergognoſe ciglia
     (Come quella che tutta era modeſta)
     Riſpoſe di che merito ſon io?
     Ch’antiueggian propheti il venir mio?

[14]
E lieta de l’inſolita auentura
     Dietro alla Maga ſubito ſu moſſa,
     Che la conduſſe a quella ſepoltura
     Che chiudea di Merlin l’anima e l’oſſa,
     Era quella arca d’una pietra dura
     Lucida e terſa e come ſiamma roſſa,
     Tal ch’alia ſtanza: ben che di ſol priua
     Daua ſplendore il lume che n’ufeiua.