Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/503


[52]
Tu fai da diſcortefe e da villano
     Ruggiero a diſturbar la pugna altrui,
     Ma ti faro pentir con queſta mano,
     Che vo che baſti a vincerui ambedui,
     Cerca Ruggier co parlar molto humao
     Marphiſa mitigar, ma contra lui
     La troua in modo diſdegnoſa e ſiera
     Ch’un perder tépo ogni parlar ſeco era.

[53]
All’ultimo Ruggier la ſpada traſſe
     Poi che l’ira ancho lui ſé rubicondo:
     Non credo che ſpettacolo miraſſe
     Athene, o Roma, o luogo altro del mòdo
     Che coſi a riguardanti dilettaſſe
     Come diletto queſto e ſu giocondo
     Alla geloſa Bradamante, quando
     Queſto le poſe ogni ſoſpetto in bando.

[54]
La ſua ſpada hauea tolta ella di terra
     E tratta s’era a riguardar da parte:
     E le parea veder che’l Dio di guerra
     Foſſe Ruggiero alla poſſanza e all’arte,
     Vna Furia Ifernal quando ſi sferra
     Sembra Marphiſa, ſé ql ſembra Marte,
     Vero e ch’un pezzo il giouene gagliardo
     Di non far’ il potere hebbe riguardo.

[55]
Sapea ben la virtú de la ſua ſpada
     Che tante eſperienze n’ha giá fatto:
     Oue giunge conuien che ſé ne vada
     L’incanto, o nulla gioui e ſtia di piatto,
     Si die ritien che’l colpo ſuo non cada
     Di taglio o punta, ma ſempre di piatto,
     Hebbe a qſto Ruggier lunga auuertenza
     Ma perde pure vn tratto la patienza,

[56]
Perche Marphiſa vna percoſſa horrenda
Gli mena per diuidergli la teſta,
Leua lo ſcudo che’l capo difenda,
Ruggiero, e’l colpo in ſu l’Aquila peſta,
Vieta lo’ncanto che lo ſpezzi o fenda
Ma di ſtordir non perho il braccio reſta,
E s’ hauea altr’ arme ch quelle d’ Hettorre
Gli potea il fiero colpo il braccio torre.

[57]
E faria ſcefo indi alla teſta, doue
     Diſegno di ferir l’aſpra Donzella,
     Ruggiero il braccio maco a pena muoue
     A pena piú foſtien l’Aquila bella,
     Per queſto ogni pietá da ſé ri muoue,
     Par che ne gliocchi auápi vna facella:
     E quanto può cacciar, caccia vna punta:
     Marphiſa mal per te ſé n’eri giunta.

[58]
lo non vi ſo ben dir come ſi foſſe
     La ſpada andò a ferire in vn cypreſſo,
     E vn palmo e piú ne P arbore caccioſſe,
     In modo era piantato il luogo ſpeffo,
     In ql momento il monte e il piano ſcoſſe
     Yn gran tremuoto, e ſi ſenti con eſſo
     Da quell’aite] ch’in mezo il boſco ſiede
     Gran voce vſcir ch’ogni mortale eccede.

[59]
Grida la voce horribile, non ſia
     lite tra voi, glie ingiuſto & inhumano
     Ch’alia ſorella il ſratel morte dia
     la ſorella vecida il ſuo germano,
     Tu mio Ruggiero e tu Marphiſa mia
     Credete al mio parlar che non e vano
     In vn medeſimo vtero d’un ſeme
     Foſte cocetti: e vfeiſte al mondo inſieme.