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Tu fai da diſcortefe e da villano
Ruggiero a diſturbar la pugna altrui,
Ma ti faro pentir con queſta mano,
Che vo che baſti a vincerui ambedui,
Cerca Ruggier co parlar molto humao
Marphiſa mitigar, ma contra lui
La troua in modo diſdegnoſa e ſiera
Ch’un perder tépo ogni parlar ſeco era.
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All’ultimo Ruggier la ſpada traſſe
Poi che l’ira ancho lui ſé rubicondo:
Non credo che ſpettacolo miraſſe
Athene, o Roma, o luogo altro del mòdo
Che coſi a riguardanti dilettaſſe
Come diletto queſto e ſu giocondo
Alla geloſa Bradamante, quando
Queſto le poſe ogni ſoſpetto in bando.
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La ſua ſpada hauea tolta ella di terra
E tratta s’era a riguardar da parte:
E le parea veder che’l Dio di guerra
Foſſe Ruggiero alla poſſanza e all’arte,
Vna Furia Ifernal quando ſi sferra
Sembra Marphiſa, ſé ql ſembra Marte,
Vero e ch’un pezzo il giouene gagliardo
Di non far’ il potere hebbe riguardo.
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Sapea ben la virtú de la ſua ſpada
Che tante eſperienze n’ha giá fatto:
Oue giunge conuien che ſé ne vada
L’incanto, o nulla gioui e ſtia di piatto,
Si die ritien che’l colpo ſuo non cada
Di taglio o punta, ma ſempre di piatto,
Hebbe a qſto Ruggier lunga auuertenza
Ma perde pure vn tratto la patienza,
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Perche Marphiſa vna percoſſa horrenda
Gli mena per diuidergli la teſta,
Leua lo ſcudo che’l capo difenda,
Ruggiero, e’l colpo in ſu l’Aquila peſta,
Vieta lo’ncanto che lo ſpezzi o fenda
Ma di ſtordir non perho il braccio reſta,
E s’ hauea altr’ arme ch quelle d’ Hettorre
Gli potea il fiero colpo il braccio torre.
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E faria ſcefo indi alla teſta, doue
Diſegno di ferir l’aſpra Donzella,
Ruggiero il braccio maco a pena muoue
A pena piú foſtien l’Aquila bella,
Per queſto ogni pietá da ſé ri muoue,
Par che ne gliocchi auápi vna facella:
E quanto può cacciar, caccia vna punta:
Marphiſa mal per te ſé n’eri giunta.
[58]
lo non vi ſo ben dir come ſi foſſe
La ſpada andò a ferire in vn cypreſſo,
E vn palmo e piú ne P arbore caccioſſe,
In modo era piantato il luogo ſpeffo,
In ql momento il monte e il piano ſcoſſe
Yn gran tremuoto, e ſi ſenti con eſſo
Da quell’aite] ch’in mezo il boſco ſiede
Gran voce vſcir ch’ogni mortale eccede.
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Grida la voce horribile, non ſia
lite tra voi, glie ingiuſto & inhumano
Ch’alia ſorella il ſratel morte dia
la ſorella vecida il ſuo germano,
Tu mio Ruggiero e tu Marphiſa mia
Credete al mio parlar che non e vano
In vn medeſimo vtero d’un ſeme
Foſte cocetti: e vfeiſte al mondo inſieme.