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O quante volte da inuidiar le diero
E gli Orſi e i Ghiri, e i ſonnacchioſi Taſſi
Che quel tèpo voluto haurebbe intero
Tutto dormir che mai non ſi deſtaffi,
Ne potere altro vdir, ſin che Ruggiero
Dal pigro ſonno lei non richiamaſſi,
Ma nò pur qſto non può far, ma anchora
Non può dormir di tutta notte vn’ hora.
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Di qua, di la, va le noioſe piume
Tutte premendo, e mai non ſi ripoſa
Speſſo aprir la fineſtra ha per coſtume
Per veder s’ ancho di Tithon la ſpofa
Sparge dinanzi al matutino lume
Il bianco giglio e la vermiglia roſa
No meno achor poi ch nafeiuto e’l giorno
Brama veder il ciel di ſtelle adorno.
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Poi ch ſu quattro o cince giorni appſſo
Il termine a ſinir, piena di ſpene
Staua aſpettado d’ hora in hora il meſſo
Ctí le apportaſſe ecco Ruggier ch viene
Montaua fopra vn’alta torre ſpeffo
Ch’ i ſolti boſchi e le campagne amene
Scopria d’ intorno, e parte de la via
Onde di Francia a Montalban ſi giá.
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Se di lontano o ſplendor d’ arme vede
O coſa tal ch’a cauallier ſimiglia:
Che ſia il ſuo diſiato Ruggier crede
E raſſerena i begliocchi, e le ciglia:
Se diſarmato o viandante a piede
Che ſia meſſo di lui ſperanza piglia,
E ſé ben poi fallace la ritroua
Pigliar no ceſſa vna & vn’ altra nuoua.
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Credendolo incontrar tal’hora armoſſi
Sceſe dal monte, e giú calo nel piano:
Ne lo trouando, ſi ſpero che ſoſſi
Per altra ſtrada giunto a Montalbano,
E col diſir co e’ hauea i piedi modi
Fuor del caſtel, ritorno dentro in vano,
Ne qua, ne la trouollo, e paſſo intanto
Il termine aſpettato da lei tanto.
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Il termine paſſo d’uno, di dui:
Di tre giorni, di fei, d’otto, e di venti
Ne vedendo il ſuo ſpofo, ne di lui
Sentendo nuoua, incomincio lamenti,
C hauria moſſo a pietá ne i regni bui
Quelle ſurie crinite di ſerpenti,
E fece oltraggio a begliocchi diuini
AI bianco petto, all’aurei creſpi crini.
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Dunque ſia ver (dicea) che mi conuegna
Cercar vn che mi ſugge e mi s’afeonde?
DÙ03 debbo pzzarevn che mi ſdegna?
Debbo pregar chi mai non mi riſponde?
Patirò che chi m’odia il cor mi tegna?
Vn che ſi ſtima ſue virtú profonde
Che biſogno fará che dal ciel ſcenda
Immortai dea, che’l cor d’ amor gli accèda
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Sa qſto altier ch’io l’amo e ch’io l’adoro
Ne mi vuol per amante ne per ſerua:
Il crudel fa che per lui ſpafmo e moro
E dopo morte a darmi aiuto ſerua,
E pche io non gli narri il mio martoro
Atto a piegar la ſua voglia proterua,
Da me s’ aſconde come aſpide ſuole
Che p ſtar empio, il cato vdir non vuole.