Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/446


[12]
O quante volte da inuidiar le diero
     E gli Orſi e i Ghiri, e i ſonnacchioſi Taſſi
     Che quel tèpo voluto haurebbe intero
     Tutto dormir che mai non ſi deſtaffi,
     Ne potere altro vdir, ſin che Ruggiero
     Dal pigro ſonno lei non richiamaſſi,
     Ma nò pur qſto non può far, ma anchora
     Non può dormir di tutta notte vn’ hora.

[13]
Di qua, di la, va le noioſe piume
     Tutte premendo, e mai non ſi ripoſa
     Speſſo aprir la fineſtra ha per coſtume
     Per veder s’ ancho di Tithon la ſpofa
     Sparge dinanzi al matutino lume
     Il bianco giglio e la vermiglia roſa
     No meno achor poi ch nafeiuto e’l giorno
     Brama veder il ciel di ſtelle adorno.

[14]
Poi ch ſu quattro o cince giorni appſſo
     Il termine a ſinir, piena di ſpene
     Staua aſpettado d’ hora in hora il meſſo
     Ctí le apportaſſe ecco Ruggier ch viene
     Montaua fopra vn’alta torre ſpeffo
     Ch’ i ſolti boſchi e le campagne amene
     Scopria d’ intorno, e parte de la via
     Onde di Francia a Montalban ſi giá.

[15]
Se di lontano o ſplendor d’ arme vede
     O coſa tal ch’a cauallier ſimiglia:
     Che ſia il ſuo diſiato Ruggier crede
     E raſſerena i begliocchi, e le ciglia:
     Se diſarmato o viandante a piede
     Che ſia meſſo di lui ſperanza piglia,
     E ſé ben poi fallace la ritroua
     Pigliar no ceſſa vna & vn’ altra nuoua.

[16]
Credendolo incontrar tal’hora armoſſi
     Sceſe dal monte, e giú calo nel piano:
     Ne lo trouando, ſi ſpero che ſoſſi
     Per altra ſtrada giunto a Montalbano,
     E col diſir co e’ hauea i piedi modi
     Fuor del caſtel, ritorno dentro in vano,
     Ne qua, ne la trouollo, e paſſo intanto
     Il termine aſpettato da lei tanto.

[17]
Il termine paſſo d’uno, di dui:
     Di tre giorni, di fei, d’otto, e di venti
     Ne vedendo il ſuo ſpofo, ne di lui
     Sentendo nuoua, incomincio lamenti,
     C hauria moſſo a pietá ne i regni bui
     Quelle ſurie crinite di ſerpenti,
     E fece oltraggio a begliocchi diuini
     AI bianco petto, all’aurei creſpi crini.

[18]
Dunque ſia ver (dicea) che mi conuegna
     Cercar vn che mi ſugge e mi s’afeonde?
     DÙ03 debbo pzzarevn che mi ſdegna?
     Debbo pregar chi mai non mi riſponde?
     Patirò che chi m’odia il cor mi tegna?
     Vn che ſi ſtima ſue virtú profonde
     Che biſogno fará che dal ciel ſcenda
     Immortai dea, che’l cor d’ amor gli accèda

[19]
Sa qſto altier ch’io l’amo e ch’io l’adoro
     Ne mi vuol per amante ne per ſerua:
     Il crudel fa che per lui ſpafmo e moro
     E dopo morte a darmi aiuto ſerua,
     E pche io non gli narri il mio martoro
     Atto a piegar la ſua voglia proterua,
     Da me s’ aſconde come aſpide ſuole
     Che p ſtar empio, il cato vdir non vuole.