Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/403


[56]
Ne l’albergo vn garzon ſtaua per fante
Ch’in caſa de la giouene giá Mette
A ſeruigi del padre, e d’effa amante
Fu da primi anni, e del ſuo amor godettt-,
Bè s’ adocchiar, ma non ne ſer ſembiante
Ch’effer notato ognun di lor temette,
Ma toſto ch’i patroni, e la famiglia
Lor dieron luogo, alzar tra lor le ciglia.

[57]
Il fante domando doue ella giſſe
     E qual de i duo Signor l’haueſſe ſeco,
     A punto la Fiammetta il fatto diſſe
     (Coſi hauea nome, e ql garzOe il Greco)
     Quado ſperai che’l tèpo ohimè veniſſe
     (Il Greco le dicea) di viuer teco
     Fiammetta anima mia, tu te ne vai
     E non ſo piú di riuederti mai.

[58]
Fatinoli i dolci miei diſegni amari,
     Poi che fei d’altri, e tanto mi ti ſcoſti.
     Io diſegnaua, hauendo alcun danari
     Con gran fatica, e gran ſudor riporti,
     Ch’auanzato m’hauea de miei ſalari
     E de le bene andate di molti hoſti:
     Di tornare a Valenza, e domandarti
     Al padre tuo per moglie, e di ſpofarti.

[59]
La fanciulla ne gli homeri ſi ſtringe
     E riſponde che ſu tardo a venire,
     Piange il Greco e ſoſpira, e parte ſinge
     Vuommi (dice) laſciar coſi morire?
     Co le tuo braccia i ſianchi alme mi cinge
     Laſciami disfogar tanto deſire,
     Ch’ inanzi che tu parta ogni momento
     Che teco io ſtia mi fa morir contento.
[60]
La pietoſa fanciulla riſpondendo
     Credi dicea, che men di te noi bramo,
     Ma ne luogo ne tempo ci comprendo
     Qui doue in mezo di tanti occhi ſiamo,
     Il Greco ſoggiungea, certo mi rendo
     Che s’ un terzo ami me, di ql ch’io t’ amo
     In queſta notte almen trouerai loco
     Che ci potren godere inſieme vn poco.

[62]
Come potrò (diceagli la fanciulla)
     Che ſemp in mezo a duo la notte giaccio
     E meco hor l’uno hor l’altro ſi traſtulla
     E ſemp a l’un di lor mi trouo in braccio:
     Queſto ti ſia ^fuggiunfe il Greco) nulla
     Che ben ti ſaprai tor di qſto impaccio:
     E vſcir di mezo lor pur che tu voglia
     E dei voler quando di me ti doglia.

[63]
Penſa ella alquato, e poi dice che vegna
     (Juado creder potrá ch’ognuno dorma
     E pianamente come far conuegna
     E de l’andare e del tornar l’informa
     Il Greco, ſi come ella gli diſegna,
     Quando ſente dormir tutta la torma,
     Viene all’ufeio, e lo ſpige, e quel gli cede
     Entra pian piano, e va a tenton col piede.

[63]
Fa lunghi i paſſi, e ſempre in ql di dietro
     Tutto ſi ferma, e l’altro par che muoua
     A guiſa che di dar tema nel vetro
     NO che’l terreno habbia a calcar, ma l’uoua
     E tien la mano inanzi ſimil metro
     Va brancolando in ſin che’l letto troua,
     E di la doue glialtri hauean le piante
     Tacito ſi caccio col capo inante.