Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/342


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Da l’altra parte ouunq} il Saracino
     La ſiera ſpada vibra, o piena o vota,
     Sèbra ſra due montagne vn vento alpino
     Ch’ una ſrondoſa ſelua il marzo ſcuota,
     C hora la caccia a terra a capo chino
     Hor gli ſpezzati rami in aria ruota
     Bé ch Zerbin piú colpi e ſuggia e ſchiui
     Nò può ſchiuare al ſin ch’u nò gliarriui.

[64]
Nò può ſchiuare al ſine vn gran fendete
     Ch tra’l brado e lo ſcudo entra fu’l petto
     Groſſo l’ufbergo, e graſſa parimente
     Era la piaſtra, e’l panziron perfetto,
     Pur non gli ſteron cotra, & vgualmente
     Alla ſpada crudel dieron ricetto,
     Quella calo tagliando ciò che preſe
     La corazza e l’arcion ſin ſu l’arnefe.

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E ſé non che ſu ſcarfo il colpo alquanto
     Per mezo lo fendea come una canna,
     Ma penetra nel viuo a pena tanto
     Che poco piú che la pelle gli danna:
     La nò profunda piaga, e lunga quanto
     Non ſi miſureria con vna ſpanna,
     Le lucid’ arme il caldo ſangue irriga
     Per ſino al pie di rubiconda riga

[66]
Coli talhora vn bel purpureo naſtro
     Ho veduto partir tela d’argento
     Da quella bianca man piú ch’alabaſtro
     Da cui partire il cor ſpeffo mi ſento,
     Quiui poco a Zerbin vale eſſer maſtro
     Di guerra, & hauer ſorza e piú ardimèto
     Che di ſinezza d’arme, e di poſſanza
     Il Re di Tartaria troppo l’auanza.

[67]
Fu queſto colpo del Pagan maggiore
     In apparenza che foſſe in effetto,
     Tal ch’Iſſabella ſé ne ſente il core
     Fendere in mezo all’agghiacciato petto,
     Zerbin pien d’ ardimento e di valore
     Tutto s’ inſiamma d’ ira e di diſpetto
     E quáto piú ferire a due man puote
     In mezo l’elmo il Tartaro percuote.

[68]
Quaſi fu’l collo del deſtrier piegoſſe
     Per l’aſpra botta il Saracin ſuperbo,
     E quando l’elmo ſenza incanto foſſe
     Partito il capo gli hauria il colpo acerbo
     Con poco diſſerir ben vendicoſſe
     Ne diſſe a vn’ altra volta io te la ſerbo,
     E la ſpada gli alzo verſo l’elmetto
     Sperandoli tagliarlo infin’ al petto.

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Zerbin che tenea l’occhio oue la mente
     Preſto il cauallo alla man deſtra volſe,
     Non ſi preſto perho che la tagliente
     Spada ſuggiſſe che lo ſcudo colſe,
     Da ſommo ad imo ella il partivgualmète
     E di ſotto il braccial roppe e diſciolſe ,
     E lui feri nel braccio, e poi l’arneſe
     Spezzogli, e ne la coſcia ácho gli ſcefe.

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Zerbin di qua: di la: cerca ogni via
     Ne mai di ql che vuol coſa gli auuiene
     Che l’armatura fopra cui feria
     Vn piccol ſegno pur non ne ritiene,
     Da l’altra parte il Re di Tartaria
     Sopra Zerbino a tal vantaggio viene
     Che l’ha ferito in fette parti o in otto
     Tolto lo ſcudo e mezo l’elmo rotto.