Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/250


[84]
Poteaſi dar di Comma aſtutia vanto
     Clí colui facilmente gli credea:
     E ſuor, ch’n torgli arme, e deſtrier’e (ſttc
     Teneſſe di Griphon, nò gli nocea,
     Se non volea pulir ſua ſcufa tanto
     Che la faceſſe di menzogna rea,
     Buona era ogn’ altra parte ſé non quella
     Che la femina allui foſſe ſorella.

[85]
Hauea Aquilante in Antiochia inteſo
     Eſſergli concubina da piú genti,
     Onde gridando di furore acceſo
     Falſiſſimo Iadron tu te ne menti,
     Vn pugno gli tiro di tanto peſo
     Che ne la gola gli caccio duo denti,
     E ſenza piú conteſa ambe le braccia
     Gli volge dietro, e d’una ſune allaccia,

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E parimente fece ad Horrigille,
     Ben che in ſua ſcufa ella diceſſe assai,
     Quindi li traſſe per caſali e ville
     Ne li laſcio fin’ a Damaſco mai,
     E de le miglia mille volte mille
     Tratti gli haurebbe, con pene e co guai
     Fin e’ haueſſe trouato il ſuo fratello
     Per farne poi come piaceſſe a quello.

[87]
Fece Aquilante lor feudieri e ſome
     Seco tornare, & in Damaſco venne,
     E trouo di Griphon celebre il nome
     Per tutta la citta batter le penne,
     Piccoli e grandi ognun ſapea giá come
     Egli era chefi ben corſe l’antenne,
     Et a cui tolto ſu con falſa moſtra
     Dal compagno la gloria de la gioſtra.

[88]
Ilj,popul tutto al vii Martano infeſto
     l’uo all’altro additandolo lo ſcuopre
     No e (dicean) non e il ribaldo queſto
     Che ſi fa laude co l’altrui buone opre?
     E la virtú di chi non e ben deſto
     Co la ſua iſamia, e col ſuo obbrobrio copre I
     Non e l’ingrata femina coſtei
     Laqual tradiſce i buoni, e aiuta i rei?

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Altri dicean come ſtan bene inſieme
     Segnati ambi d’u marchio e d’una razza
     Chi li beſtèmia, chi lor dietro ſreme
     Chi grida ipicca, abrucia, ſquarta, amazza,
     La turba per veder s’ urta ſi preme
     E corre inanzi alle ſtrade alla piazza,
     Véne la nuoua al Re, che moſtro ſegno
     D’ hauerla cara piú ch’un’ altro regno.

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Senza molti feudier dietro o dauante
     Come ſi ritrouo, ſi moſſe in fretta,
     E venne ad incontrarti in Aquilante
     C hauea del ſuo Griphon fatto vedetta,
     E quello honora con gentil ſembiante
     Seco lo’nuita, e ſeco lo ricetta,
     Di ſuo conſenſo hauendo fatto porre
     I duo prigioni in fondo d’ una torre.

[91]
Andaro inſieme, oue del letto moſſo
     Griphon non s’ era poi che ſu ferito,
     Che vedendo il ſratel diuenne roſſo
     Che ben ſtimo e’ hauea il ſuo caſo udito,
     E poi che motteggiado vn poco adoſſo
     Gli andò Aquilante, meſſero a partito
     Di dare a quelli duo iuſto martoro
     Venuti in man de gli auuerfari loro.