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[132]
Venian d’intorno alla ignobil quadriga
     Vecchie sfacciate e dishoneſte putte,
     Di che n’era vna & hor vn’altra auriga
     E con gran biaſmo lo mordeano tutte.
     Lo poneano i fanciulli in maggior briga
     Che, oltre le parole inſami e bruite,
     l’hauriano co i faſſi inſino a morte otí’efo
     Se da i piū faggi non era difeſo.

[133]
L’arme che del ſuo male erano ſtate
     Cagion, che di lui ſer non vero indicio
     Da la coda del carro ſtrafeinate
     Patian nel fango debito ſupplicio,
     Le ruote inanzi a vii tribunal fermate
     Gli fero vdir de l’altrui maleſicio
     La ſua ignominia, ch’il ſu gliocchi detta
     Gli ſu: gridandovn publico trombetta.

[134]
Lo leuar quindi, e lo moſtrar per tutto
     Dinanzi a templi ad oſſicine e a caſe
     Doue alcun nome ſcelerato e brutto
     Che non gli foſſe detto, non rimaſe,
     Fuor de la terra all’ultimo condutto
     Fu da la turba, che ſi perſuaſe
     Badirlo, e cacciare indi, a ſuon di buſſe.
     Non conoſcendo ben ch’egli ſi ſuſſe.

[135]
Si toſto a pena gli ſſerraro i piedi
     E liberargli l’una e l’altra mano
     Che tor lo ſcudo, & impugnar gli vedi
     La ſpada che rigo gran pezzo il piano.
     Non hebbe contra ſé lance ne ſpiedi
     Che fenz’arme venia il populo inſano,
     Ne l’altro canto diferiſco il reſto
     Che tèpo e nomai Signor di ſinir queſto


CANTO DECIMOTTAVO



[1]

M
Agnanimo Signor ogni voſtro atto

     Ho ſempre con ragion laudato e laudo.
     Ben che col rozo ſtil duro e mal’atto
     Gra parte de la gloria vi defraudo.
     Ma piu de l’altre, vna virtū m’ha tratto
     A cui col core e con la lingua applaudo
     Ch s’ognií truoua i voi bé grata vdièza
     Non vi truoua pero facil credenza.

[2]
Speſſo in difeſa del biaſmato abſente
     Indur vi ſento vna & vn’altra ſcuſa,
     o riſerbargli almen, ſin che preſente
     Sua cauſa dica, l’altra orecchia chiuſa,
     l’. ſempre prima che dannar la gente,
     Vederla i faccia, e vdir la ragion ch’ufa,
     Diflerir’ancho, e giorni, e meli’, & anni,
     Prima che giudicar ne glialtrui danni.

[3]
Se Norandino il ſimil fatto haueffe
     Fatto a Griphon no hauria ql che fece,
     A voi vtile e honor ſempre ſucceſſe,
     Denigro ſua fama egli piū che pece,
     Per lui ſue genti a morte ſuron meſſe
     Che ſé Griphone i dieci tagli, e in diece,
     Punte che traſſe pien d’ira e bizarro
     Che trenta ne caſcaro appreſſo al carro.