Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/225


[20]
Tutta coperta e la ſtrada maeſtra
     Di panni di diuerſi color lieti,
     E d’odorifera herba, e di filueſtra
     Fronda la terra, e tutte le pareti:
     Adorna era ogni porta ogni fineſtra
     Di ſiniſſimi drappi, e di tapeti,
     Ma piú di belle e ben ornate donne
     Di ricche gemme, e di ſuperbe gonne,

[21]
Vedeaſi celebrar dentr’ alle porte
     In molti lochi ſolazzeuol balli,
     Il popul per le vie di miglior ſorte
     Maneggiar ben guarniti, e bei caualli,
     Facea piú bel veder la ricca corte
     De Signor de Baroni e de vaſalli
     Co ciò ch d’ India e d’ Erithree mareme
     Di Perle hauer ſi può d’Oro e di Geme.

[22]
Venia Griphone e la ſua compagnia
     Mirado e quinci e quindi il tutto adagio
     Quando fermolli vn caualliero in via
     E gli fece ſmontare a vn ſuo palagio
     E per l’uſanza, e per ſua corteſia
     Di nulla laſcio lor patir diſagio,
     Li ſé nel bagno entrar, poi con ſerena
     Fronte gli accolſe a ſontuoſa cena.

[23]
E narro lor, come il Re Norandino
     Re di Damaſco, e di tutta Soria,
     Fatto hauea il paeſano e’I peregrino
     Ch’ordine haueſſe di caualleria
     Alla gioſtra inuitar, ch’ai matutino
     Del di ſequente, in piazza ſi faria,
     E che s’ hauean valor pari al ſembiante
     Potria moſtrarlo ſenza andar piú inante.

[24]
Anchor che quiui non venne Griphone
     A queſto effetto, pur lo’nuito tenne,
     Che qual volta ſé n’ habbia occaſione,
     Moſtrar virtude mai non diſconuenne,
     Interrogollo poi de la cagione
     Di quella feſta, e s’ella era ſolenne
     Vfata ogn’ anno, o pure impreſa nuoua
     Del Re, ch’i ſuoi veder voleſſe I pruoua

[25]
Riſpoſe il Cauallier, la bella feſta
     S’ha da far ſempre ad ogni quarta Luna,
     De l’altre che verran la prima e queſta
     Anchora non ſé n’ e fatta piú alcuna,
     Sara in memoria che ſaluo la teſta
     II Re in tal giorno da una gran fortuna,
     Dopo ch quattro meſi í doglie e’n piati
     Sempre era ſlato e con la morte manti.

[26]
Ma per dirui la coſa pienamente,
     II noſtro Re che Norandin s’appella
     Molti e molt’ ani ha hauuto il cor ardete
     De la leggiadra, e fopra ogn’ altra bella
     Figlia del Re di Cypro, e ſinalmente
     Hauutala per moglie iua con quella
     Con cauallieri e donne in compagnia,
     E dritto hauea il camin verſo Soria.

[27]
Ma poi che ſummo tratti a piene vele
     Lungi dal porto nel Carpathio iniquo,
     La tempeſta ſalto tanto crudele
     Che sbigotti fin’al padrone antiquo,
     Tre di e tre notti andamo errando, nele
     Minaccioſe onde, per camino obliquo,
     Vſcimo al ſin nel lito ſtanchi e molli
     Tra freſchi riui ombroſi e verdi colli.