Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/178


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Doue honorato e ſplendido certame
     Haura col ſuo digniſſimo conſorte,
     Chi di lor piú le virtú prezzi & ame,
     E chi meglio apra a corteſia le porte,
     S’ un narrerá ch’al Taro e nel Reame
     Fu a liberar da Galli Italia ſorte,
     l’altra dira, ſol perche caſta viſſe
     Penelope, non ſu minor d’Vliffe.

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Gran coſe e molte in breui detti accolgo
     Di queſta donna, e piú dietro ne laſſo,
     Che in qlli di ch’io mi leuai da’l volgo
     Mi ſé chiare Merlin dal cauo ſaſſo,
     E s’in queſto gran mar la vela ſciolgo
     Di lunga Tiphy in nauigar trapaſſo,
     Cochiudo i sòma, ch’ella haura p dono
     De la virtú e del ciel, ciò ch’e di buono.

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Seco haura la ſorella Beatrice,
     A cui ſi conuerra tal nome apunto
     Ch’effa no ſol del ben che qua giú lice
     Per quel che viuera, toccherá il punto,
     Ma haura ſorza di far ſeco felice
     Fra tutti i ricchi Duci, il ſuo congiunto,
     Ilqual, come ella poi laſciera il mondo
     Coſi de l’infelici andrá nel fondo.

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E Moro e Sforza, e Viſcontei colubri
     (Lei viua) ſormidabili faranno
     Da l’Hyperboree nieui a i lidi Rubri
     Da l’Indo ai moti ch’ai tuo mar via dáno
     (Lei morta) adra col regno d gl’Inſubri
     E con graue di tutta Italia danno
     In ſeruitute, e ſia ſtimata, ſenza
     Coſtei, ventura la ſomma prudenza.

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Vi farano altre achor e’ haurano il nome
     Medeſmo, e naſceran molt’anni prima,
     Di ch’una s’ornerá le ſacre chiome
     De la corona di Pannonia opima,
     Vn’ altra poi che le terrene ſome
     Laſciate haura, ſia ne l’Aufonio clima
     Collocata nel numer de le Diue,
     Et haura incenfi e imagini votiue.

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De l’altre tacerò, che come ho detto
     Lungo farebbe a ragionar di tante,
     Ben che per ſé ciafeúa habbia ſuggetto
     Degno, ch’Heroica e chiara tuba cante,
     Le Bianche le Lucretie io terrò in petto
     E le Coſtanze, e l’altre che di quante
     Splendide caſe Italia reggeranno
     Reparatrici e madri ad eſſer hanno.

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Piú ch’altre foſſer mai le tue famiglie
     Saran ne le lor donne auenturoſe:
     Non dico in qlla piú de le lor ſiglie
     Che ne l’alta honeſta de le lor ſpofe,
     E accio da te notitia ancho ſi piglie
     Di queſta parte, che Merlin mi eſpofe
     Forſè perch’ iol doueſſi a te ridire,
     Ho di parlarne non poco delire.

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E diro prima di Ricciarda degno
     Eſempio di ſortezza, e d’honeſtade:
     Vedoua rimarra giouane, aſdegno
     Di Fortua, ilche ſpeffo ai buoni accade:
     I ſigli priui del paterno regno
     Eſuli andar vedrá in ſtrane contrade,
     Fanciulli in man de gli auerſari loro
     Ma i ſine haura il ſuo male ápio riſtoro.