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356 canto


24
     Non ne trova un che veder possa in fronte,
fra tanti che ne taglia, fora e svena.
Per quella strada che vien dritto al ponte
di san Michel, sí popolata e piena,
corre il fiero e terribil Rodomonte,
e la sanguigna spada a cerco mena:
non riguarda né al servo né al signore,
né al giusto ha piú pietá ch’al peccatore.

25
     Religïon non giova al sacerdote,
né la innocenzia al pargoletto giova:
per sereni occhi o per vermiglie gote
mercé né donna né donzella truova:
la vecchiezza si caccia e si percuote;
né quivi il Saracin fa maggior pruova
di gran valor, che di gran crudeltade;
che non discerne sesso, ordine, etade.

26
     Non pur nel sangue uman l’ira si stende
de l’empio re, capo e signor degli empi,
ma contra i tetti ancor, sí che n’incende
le belle case e i profanati tempî.
Le case eran, per quel che se n’intende,
quasi tutte di legno in quelli tempi:
e ben creder si può; ch’in Parigi ora
de le diece le sei son cosí ancora.

27
     Non par, quantunque il fuoco ogni cosa arda,
che sí grande odio ancor saziar si possa.
Dove s’aggrappi con le mani, guarda,
sí che ruini un tetto ad ogni scossa.
Signor, avete a creder che bombarda
mai non vedeste a Padova sí grossa,
che tanto muro possa far cadere,
quanto fa in una scossa il re d’Algiere.