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74 iv - capitoli

     So che qui appresso non è casa o loggia
che mi ricopra e pria ch’a tetto giunga
30per lungo tratto il monte or scende or poggia.
     Né piú affrettar, perch’io lo sferzi o punga,
posso il caval, ché lo sgomenta l’ira
del ciel e stanca la via alpestre e lunga.
     Tutta questa acqua e ciò ch’intorno spira
35venga in me sol, che non può premer tanto
ch’uguagli al duol che dentro mi martira;
     ché, se a Madonna io m’appressassi quanto
me ne dilungo e fusse speme al fine
del mio camin poi rispirarle a canto;
     40e le man bianche piú che fresche brine
baciarle, e insieme questi avidi lumi
pascer de le bellezze alme e divine,
     poco il mal tempo, e loti e sassi e fiumi
mi darian noia, e mi parrebbon piani,
45e piú che prati molli, erte e cacumi.
     Ma quando avien che sì me ne allontani,
l’amene Tempe e del re Alcinoo li orti,
che puon se non parermi orridi e strani?
     Li altri in le lor fatiche hanno conforti
50di riposarsi dopo, e questa spene
li fa a patir le aversitá piú forti.
     Non piú tranquille giá né piú serene
ore attender poss’io, ma ’l fin di queste
pene e travagli, altri travagli e pene.
     55Altre piogge al coperto, altre tempeste
di sospiri e di lacrime mi aspetto,
che mi sien piú continue e piú moleste.
     Duro serammi piú che il sasso il letto,
e ’l cor tornar per tutta questa via
60mille volte ogni di sará costretto.
     Languido il resto de la vita mia
si struggerá di stimolosi affanni,
percosso ognor da penitenzia ria.