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iii - madrigali 55

5over qual neve ai raggi del sol sète?
In acqua diverrete,
se non cangiate il loco
di mirar quella altiera e vaga fronte;
ché quelle luci belle, al sole uguali,
10pon tant’ in voi, che vi faran’ un fonte.
Escon sempre da lor or foco or strali.
Fuggite tanti mali;
se non, vi veggio alfin venir niente,
ed io cieco restar eternamente.

X

La morte è per lui il pregio migliore del suo vivere.

     Fingon costor, che parlan de la morte,
un’effigie ad udirla troppo ria,
ed io che so che di summa bellezza,
per mia felice sorte,
5a poco a poco nascerá la mia
colma d’ogni dolcezza,
sí bella me la formo nel disio
che ’l pregio d’ogni vita è ’l morir mio.

XI

Il suo amore è un fuoco che non si spegne.

     Quel foco, ch’io pensai che fuss’estinto
dal tempo, da gli affanni ed il star lunge,
signor, pur arde, e cosa tal v’aggiunge,
ch’altro non sono ormai che fiamma ed ésca.
5La vaga fera mia che pur m’infresca
le care antiche piaghe,
acciò mai non s’appaghe
l’alma del pianto che pur or comincio;
errando lungo il Mincio
10piú che mai bella e cruda oggi m’apparve,
ed in un punto, ond’io ne muoia, sparve.