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NOVELLA XIV

Feliciano Antiquaro, volendose far radere, li sopraviene uno fanciullo cum uno taglierò de tele aragne. Lui dimanda che cosa è; il fanciullo responde; — Sono da pore sopra l’intacature. — Feliciano teme e, sotto specie de volere orinare, fuge via e guadagna una coperta da bove. L’altro giorno, magnifico conte e vui altri dignissimi gentilomini e donne generose, fu narrato uno piacevole caso del provido uomo Feliciano Antiquaro da Verona, del quale credo piú faceto uomo se trovasse né mangiasse mai ; e pur, secondo la mia etate, ho cercato molti paesi, coni’è costume de casa nostra. Costui adunque, essendo in continuo pensiero, sollecitudine ed exercizio de trovare el vero effecto de Tarchimia (ne la quale, oltra el patrimonio suo, che fu assai buono e ampio, ha consumato ogni suo guadagno, impignato li amici e quasi la vita propria; e, come ciascuno de vui può vedere, ancora che sia de virtú predito e facondo, mendico quasi se trova, non mancando però tuttavia del pristino suo lavoro, dal quale dice non voler cessare per niente fino a la morte, parendoli uno ilolce impoverire el fondere nelli grusuoli quello poco de argento ch’a le volte a le mane li pervene, e non poco onore essere veduto per le piazze gir tinto del volto e de le mane, non altrimenti che se fusse uno aurifice o magnano), se mise ad andare in le montagne de Modena per trovare una certa pietra, chiamata «antimonia», quale, secondo il documento de l’auctore leber (che doppo la morte del padre, credendo avere trovato uno rico tesoro, in certo drappo trovò solemnissimamente involto, cason final de la sua dolce povertá), trovava che era molto propriata a formare la quinta essenzia e l’arte magiore. Dove essendo dimorato circa diecisepte giorni e avendo il suo civile aspecto presa forma rusticale, cum la barba longn.