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sedere e apogiarsela per tenerezza al pedo, lassando in quello mezzo li loro cavalli pascolare. E Lesbio similmente, postose a lacere in terra, perché avea gran voglia de dormire, li faceva compagnia. Non si presto dunca Eugenia ebbe ajmgiato il capo al pecto del suo Filoconio, ch’ella fu adormentata, e Filoconio similmente. Ma non profondamente, perché, stando col capo a sinistro e avendo sempre dubioso el core, li pareva tuttavia vederse gente drieto ch’el pigliasseno; e questo non era imperò senza rasone, cum ciò sia che, doppo la nocte se parti quisti amanti, non se trovando in veruno loco Eugenia, fu subito significato al re Odoardo, il quale olirá modo dolente retornò a l’abbazia, e subito gente e messageri mise per terra e per mare, per il suo reame, per trovarla. Essendo adunque venuto el chiaro giorno e apparito el sole. Filoconio, guardando il dolce dormire della bella Eugenia e il suo bel viso e le bianche chiome cum l’altre angeliche bellezze, dicea fra sé: — Qual uom fu mai piú lieto e contento di me? Chi ebbe mai piú grazia d’amore, d’avere nelle sue brace si preziosa e bella giovene? Certo niuno giamai. Chi jjotrebbe mai trovare si degna cosa al mondo? Chi me può piú mancare? Chi è colui che nòcere me possa? Qual suavitá, qual gloria, qual beatitudine possa essere simigliante a la mia? Che benedecto sia quando de tante bellezze me inamorai, e benedecto sia ogni mia fatica e ogni mio affanno nel longo camino durato per costei, dulcissimo albergo de tutti i mei pensieri ! Ringraziato sia il cielo e ogni spirto beato, che de tante bellezze me hai facto degno possessore! — E cusi, de queste e piú dolce parole in la sua mente dicendo e spesse volte ripetend-^, se chinò e baciolla nella fronte. E, di mentre se chinò a bacurla, vedendoli fra il candido pel 3 uno veluppeto, a modo de una palla, de drappo crimisino, legato al bianco collo, quello per piacere pian pian li tolse; e, volendo vedere che co.sa era, disciogliendo, vide che era il caro annello li avea donato. Né piú presto l’ebbe veduto, che la fortuna, de l’altrui felicitá invidiosa, fece che subito de aere un falcon pelegrino, che sorato avea, venendo de le mane de uno falconiero.