Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/61

la cortesia de le sue penne scrivono in modo i tuoi gesti, che coloro die doppo te nasceranno, con istupir di te, a te incilinarannosi, a venga che il simulacro ile la tua reai presenza apparirá ne la memoria dei libri come appariscono i passati vincitori de lo universo; onde oggi vivono, combattono, trionfano e regnano, come vissero, combatterono, trionfarono e regnarono ai di loro. E però, quando la sorte de la guerra ti dá prigione o questo franco o quello, nel ricordarti de l’obligo che le tue virtú somme tengono con la immortalitá che essi ti danno, usagli qualche clemenza: peroché, nel far altrimenti, oltra che commetteresti ullízio di signore ingrato, il duce, che ne manca ne le vittorie, merita di cadere ne lo infortunio dei vinti. Or accetta i saluti che ti mando io, che, essendo per fatai dono ormai giunto ne la notizia di qualunche principe si sia, voglio che anche tu mi conosca. Benché ciò accrescerá pregio al tuo vanto, perché Tesser io di fede, di legge e di religione cuntraria a la religione, a la legge e a la fede da te osservata, testimonia la grandezza di quel merito, che mi sforza a riverirti con quel buon core, con cui io reverisco la giusta, la pietosa e la perpetua monarchia veneziana. Di Vinezia, il primo d’aprile 1541.

DLXXXVI

AL CONTE MASSIMIANO STAMPA

Insiste per avere il dono promessogli. Poiché le cose promesse non son piú di chi ne è largo, datemi il dono che mi dovete dare; perché colui che indugia le cortesie, le quali escono de la parola sua. nel tardi osservarle non acquista veruna grazia, e, non dandole mai, diventa odioso a quella persona che le ha aspettate. E però paghimisi il debito che vi séte imposto spontaneamente, e consegnisi il presente a lo apportator di questa: altrimenti mi è forza a credere