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DLXXVI

AL SIGNOR SEVERINO BONER

Si scusa se ringrazia con molto ritardo delle cortesie usate dal Boner a

un suo «creato» a Cracovia, e lo proclama il piú magnanimo e il piú illustre tra i tedeschi. Se io, che soglio in ogni sorte di cortesia usatami dimostrarne molto sollecita gratitudine, ho pur troppo tardato nel ringraziarvi, o signor magnanimo, di quella, che, rispettando me, usaste al mio creato, diasene la colpa a lo sdegno, nel qual mi pose il suo venire in Cracovia senza averne commessione : onde, avendolo fino a ora tenuto assente da la conversazion mia, non mi ha potuto contar piú tosto l’obligo ch’io tengo con i vostri stupendi andari. Le insolite generositá dei quali empieno talmente dei suoi odori il mondo, che il grido publico confessa che la natura non conferí mai il bene de la magnanimitá a uomo che servasse piú il suo decoro di voi, che, infiammato dal fuoco di cotanto dono, per sempre dilettarvi e per tuttavia rallegrarvi in essequire e in pensare le cose grandi, meritate il titolo di «magnanimo». E, perché la magnificenzia é bellezza e diadema di tutte l’altre virtudi, nel possederla voi realmente, risplendete con i raggi de la vera gloria. Ed è certo che non si puote aver tra noi piú alta corona né piú caro ornamento che il titolo sopra detto, avenga che, nel dirsi a un «magnanimo», se gli dice «buono a sé e benefattore ad altri». Adunque, essendo voi, con somma preminenzia de la propria nobiltá, del proprio grado e de la propria ricchezza, e benefattor d’altrui e buono a voi medesimo, oltra che vi è lecito sperare ogni gran premio da Dio, niuna lode, niuno onore e ni una riverenza potrá mai tanto lodarvi, tanto onorarvi e tanto riverirvi, quanto convien che voi siate e lodato e onorato e riverito. Onde io, giusto il poter di quel poco scriver ch’io so, per esser di comune debito il farlo, non mancarò di porgervi