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conciosiaché la somma di si fatte parole non cancella la partita de l’obligazione. Per la qual cosa è forza che la generositá vostra entri per me in sicurtá di se stessa, facendo conto che la gentilezza di voi medesimo sodisfaccia voi proprio di ciò che le debbo. Altrimenti, io non uscirò mai di si fatto debito, né voi mai vi arrichirete di cotanto credito. Di Vinezia.

DCCCV

AL FORTUNIO

Carissimo gli sarebbe il rivederlo. Ma piú caro gli è intendere la gloria che, coi suoi studi, si procura il Fortunio. Quando sará, o mio signore e fratello, che il vostro animo e la vostra mente si scansi tanto dal continuar degli studi, che gli spiriti de lo intelletto vi diano agio di respirar meco con il fiato di quelle piacevolezze con cui rallegravamo giá i sensi de la cordiale amicizia? Io, che me credeva che non voleste esser piú che famoso, né che tentaste di trapassar piú suso che il cielo, mi aveggo che né quel vi contenta, né questo vi basta; onde in me si rimane il fervor del desiderarvi, ma non la speranza del godervi. Benché la consolazione, ch’io devrei ritrare ne lo udirvi in viva voce, mi ricrea col grido de la lode che vi dá il mondo, secondo il potere de la sua lingua e non come richiede la grandezza del vostro merito. Si che attendete pure a penetrare con le acutezze de lo ingegno nei profondi de le vere scienze. Imperoché mi è piú caro lo intendere la gloria, che vi procacciate al nome che non mi saria dolce l’udirvi in presenza. Di Vinezia.