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peroché i principi, che oggidí reggono altrui, nonché cerchino di tranquillare gli animi dei loro popoli con la gioconditá degli spettacoli, ma pongono ogni industria in tempestargli con la crudeltá dei travagli. Onde mi è stato di necessitá l’ubbidire e a la ragione savia e a la conscienza severa, che han voluto che io la intitoli a voi solo, avenga che sol voi in ciascuna azzione servate il decoro conveniente al seggio e al luogo, nel quale vi perpetua il benefízio di Dio e la condizion del merito. Si che degnatevi talora di leggerla in recreazione di quei pensieri magnanimi, che, generati ne l’alta vostra mente da lo eroico de la loro propria generositade partoriranno al suo tempo frutti d una nuova lode, d’uno insolito onore e d’una disusata gloria.

Di Vinezia, il 20 di marzo 1542.

DCLXVIII

A DON LOPE DI SORIA

È troppo di buon cuore e soccorre tutti: quindi non ha mai un soldo. Io, nel ricevere dei cinquecento scudi che avanzavo, ne ho fatto la quetanza. E, perché voi intendiate: si come Sua Eccellenza mi tiene in su le furie a causa ch’io le scriva spesso, cosi io esclamo: — La pensione! — tentando, per via di simili querele, che la mi si radoppi. Benché il mille volte tanto non sarebbe per cavarmi di stento, avenga che ognun corre a me, non altrimenti che se io fusse l’erario del tesor reale. Se una poverina partorisce, la mia casa le fa le spese. Se uno vien posto in carcere, io gli ho da provedere il tutto. I soldati male in arnese, i peregrini afllitti e ogni sorte di cavalieri erranti si riparano meco. Né si amala persona di disagio, che non mandi al mio spiziale per le medicine e per il mio medico che lo risani. E non è due mesi che, essendo ferito un giovane poco lontan da me, si fece portare in una de le mie camere;