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faccio per un segno de l’umiltá che io debbo a la deitá loro, e non perché se gli possa aggiugner gloria ; conciosiaché, come i legni semplici, che chiuggono le sacre ossa de lo immortale genitor vostro, avanzano di degnitá c di pompa i marmi intagliali, che serrorono le reliquie di mausoleo; cosi le virtú illustri, che fregiano le celesti condizion eli voi, superano col titolo de la istessa modestia le qualitá d’ogni umana riverenza. Ma, perché il core è quello che porge questa opera a la mansuetudine di che sèie adorno, accettate i suoi alTetti ; accettategli, signore, ché certo sono i piú interi, i piú ardenti, i piú intrinsici, i piú efficaci, i piú teneri, i piú candidi, i piú fervidi e i piú incomperabili che mai occupassero con il rigore de le proprie passioni animo d’uomo vivente. E però la sorte, che gli tien ribelli da la grazia di Vostra Eccellenza, vede bene che quanto meno Quella gli guarda, tanto piú crescono in desiderio di adorarla.

Di Vinezia, il 19 di marzo 1542.

DCLXVII

AL SIGNOR GUIDOBALDO DUCA D’URBINO Dedica e invia V /poet ilo. Nel parermi, o veramente degno figliuolo e successore del chiaro Francescomaria, che il mio dedicar questa cosa piccola a la Vostra Eccellenza grande non fusse onor di voi nc debito di me, pensai di rivolgerla a qualche altro gran maestro; e lo averei fatto, se la conscienza me lo consentiva. Ella, jiersuasa dal giudizio de la discrezione, ili che io in simil alto mancava, non altrimenti me ne riprese che se la presente comedia fosse stata una vergine semplice, e il personaggio, a cui deliberavo inviarla, uno adultero insolente. Conciosiaché il pericolo, il qual correrebbe la donzella prelata, pervenendo ne lo arbitrio de l’uomo che io dico, soprastaria a lei, andandosene altrove,