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ingegni eletti son forme celesti e non asini vetturini, e tntil P er colui clic gli dispera in cambio di consolargli, a venga che le vendette degli inchiostri son piú eterne che l’offese nei sangui. Benché è proprio degno del costume signorile il sal ,er P’ú tosto tór la vita ai buoni clic dargli il pane. E, per tornare a ’ mio caso, dico che egli è tanto dovuto e tanto lecito, che ha di sorte provocato con l’equitá de le sue onestadi la piansuetudine di fra Bernardino, folgore di celeste dottrina, che per mero zelo di caritá si è mosso a scrivcrvene, e, per n on aver ricevuto risposta, ve lo replica, forse per chiarirsi se il religioso, in cui si ristringe Vostra Signoria illustrissima, è ne la dimostrazione o ne lo spirito.

Di Vinezia, il 15 di marzo 1542.

DCLXIV

AL CAPITANO NICOLÒ FRANCIOTTO Con quale gioia apprende falsa la dicería della morte del Frai lc ’ ott °l Egli sa Iddio che scossa mi ha dato a la vita \fl nuova che qui affermava, o piú che figliuol mio, il sinistro che avea morto voi, che séte un circunspetto gentiluomo, uno integro amico, un chiaro poeta e uno illustre soldato. Né so quando mai io mi sia per conoscere una persona de la lealtá, de l a bontá, de la sinceritá, de la caritá e de la liberalitá de la vostra. Né ci voleva meno per consolarmi clic il certo intend ere con quanto e con quale onore riuscite de la quistion di Turino. Cosa di molto piacere a tutta questa cittá ancora, com iosiaché non ci è stato anco forestieri, qual voi, intrinsico ne * a tf ra * zia dei suoi signori ; onde non pur la gioventú splendida ma la vecchiezza grave di si nobile republica vi atnfl* Kd è ben dovere, essendoli voi servo e divoto come gli do vr > a essere la gente di tutto il mondo. E, per tornare a m c - dico, circa il dovervi condurre in steccato ai cotanti di mag£Ì°< che