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si stampi Ma rabbia con cui si fatto cane, se potesse, niorderia la divinitá di Carlo e di Ferdinando? Ecco: don Lope di Soria serba non solo i versi volgari e latini, composti in defension di ciò da qualunche costi in Casale ha saputo metter parole insieme, male lettre che in compagnia di cotali sporcizie esso mandava a quel Francesco Alunno, dal quale ricorse quando la madonna, a cui intitolò il Tempio d’Amore, lo fece premiare dai contanti di ducento bastonate eroiche. E, perché non affermiate che tali merde sieno impresse in Turino, come dice la sottoscrizione, anco una opera del Caretto, stampata dal medesimo carattero, è in mano del signor prefato. Benché in ciò non si dee imputar voi, che séte chi séte, ma il cardinale, che è chi egli è. Imperoché la gran severitá de la sua giustizia, che non si è curata, strangolando e decapitando il Bologna e il sindico, di decapitare e di strangolare la fama di chi gli fece tali, comporta ne lo Stato di lui i dispregi di si nobil re c di si’ magnanimo imperadore. Or, per tornare a noi, io vi giuro, per la strenua vigliaccaria del tesoriero di cotesto dominio, che tosto vedrete se io so saziarvi di ciò che i vostri affari vanno cercando.

Di Vinezia, il 11 di marzo 1542.

DCLXI

AD PRINCIPE DI SALERNO

Invia la Talanta. Accenna alla nobile compagnia veneziana della Calza, che quella commedia recitò per la prima volta, e accenna a Cesare de Gennaro, che di tal compagnia aveva l’audacia di volere entrare a far parte (cfr. lett. DXLIV). Ecco che, per non sapere io, o solo appoggio dei virtuosi, con che altro ricrearvi quel animo che avete ritratto confuso di sotto le rovine de la impresa d’Algieri, vi mando la comedia che in grado dei sempiterni ho composto. Ve la mando, dico, e. mandandovela, so che ella vi sará cara, si perché tali cose vi dilettano, si perché anche voi séte d una di simili compagnie,