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de la fortuna; onde con la maestá de la presenza tirate le genti a riverirvi e con la magnificenzia de la ricchezza incitate le persone a predicarvi. E di ciò fa fede il grido che in ogni parte del mondo, nonché d’Italia, notifica la eccellenza de le virtú e l’abondanza dei costumi che vi fregiano l’animo e il corpo. Si che venite a riconoscer per vista quel che conoscete per relazione, principiando con la eternitá di questa mirabile republica una di quelle amiche servitú, che risultano in si utile, in si onorevole e in si perpetuo stato di chi la serve e l’ama, che altro piú non si cerca, altro piú non si desidera e altro piú non si dimanda.

Di Vinezia, il 20 di novembre 1540.

DXLV

AL GRAN MARCHESE DEL VASTO

Il ritardo nel pubblicare la Vita di santa Caterina, da lui commessagli, è derivato dal turbamento che gli ha recato la truffa perpetratagli da Gian Ambrogio degli Eusebi. E degno di maggiore scusa pel ritardo della consegna dell ’Allocuzione commessagli è poi Tiziano, il quale prepara un maraviglioso capolavoro. Io ho caro, signore, che, nel non venire mai a fine di ciò che promette a questo e a quel principe quello e questo virtuoso, si conosca il tosto giugnere a capo di quanto gli viene osservato da me. È forse sogno il mio comporre una opra con piú prestezza che altri non la stampa. E che sia il vero, ci resta anco da imprimere due fogli di quel che compii quindici di sono. Ma, se mi si dicesse: — Egli è uno anno che il tuo benefattore ti impose cotal fatica, — risponderei che la truffa fattami avria cavato di sesto una republica nonché un ser poeta. E ben ne sono io andato a non uscir dei gangari si per la collera come per il danno. Disse un, che udiva biasimar le labbra asciute d’un che entrava in campo: — Va’, combatti tu per lui, e poi mi di’ se le si posson tener molli. — Certo io