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DXXIII

AL SIGNOR LUIGI GONZAGA

Se nel Gonzaga la liberalitá pareggiasse l’abilitá nel far versi, Alessandro e Cesare potrebbero andare a riporsi. Il magnifico messer Francesco Gritti mi ha con le sue lettre mandate due vostre stanze, e il signore Scipio Costanzo fatti pagare gli scudi che gli mponete che mi dia. E, perché quello aspetta il mio giudizio ne la poesia e questo la mia risposta ne la cortesia, dico che, se voi sapeste si ben donare come sapete ben versificare, che Alessandro e Cesare potrebbono andare a riporsi. Attendete, dunque, a far versi, peroché la liberalitá non è vostra arte, ed è certo che non ci avete una inclinazione al mondo. Non altro. State sano.

Di Vinezia, il 18 di maggio 1540.

DXXIV

A MESSER FRANCESCO BACCI

È pronto ad aiutare con tutto il suo potere Girolamo Borro, ma bramerebbe sapere con précisione l’ufficio cui questi aspira. Accenna alla truffa commessagli da Gian Ambrogio degli Eusebi. Carissimo fratello, la villania di colui che non mi ha dato le lettre, che gli deste perché me le desse, non ha meno ingiuriato il desiderio ch’io tengo di servirvi che la volontá che voi avete ch’io vi serva. Ma diamocene pace, da che la discortesia è piú propria negli uomini che la cortesia, e il non osservare di ciò che si promette è cosi commune, che è saviezza il credere il contrario dei giuramenti altrui. Or, per tornare a le rare e note qualitá del nostro messer Girolamo Borro, dico