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visto dei pazzi, degli insolenti, degli invidiosi, dei maligni, degli iniqui, dei Mappatori, degli ostinati, degli arroganti, dei villani e degli ingrati; ma de le spezie di cui è la pazzia, la insolenzia, la invidia, la malignitá, la iniquitá, la vanitade, la ostinazione, l’arroganza, la villania e la ingratitudine sua, non mai. Lo sciagurato, gonfio da la superbia, che gli promette il nome di gran poeta, attende a compiacere a se stesso; e, avendo ne la lode, che gli par meritare, per testimonio se proprio, diventa assentatore di se medesimo; e, dilettandosi di se solo, di per sé se essalta e da per sé si premia. Intanto Ambrogio gli ha meritamente lasciato in sul volto memoria eterna del taglio d’un pugnale: benché me n’è rincresciuto ne la maniera che me ne dovria piacere, percioché la caritá, che se gli usa, è una ingiuria fatta a l’opere de la misericordia, del cui uffizio egli solo sará sempre indegno. Per Dio, che non so pensarmi quale amorevolezza potesse trovare un porco par suo, che pareggiasse quella con cui gli ho temporeggiato lo andare a la furfa ; né anco so comprendere quale altro asino me ne avesse potuto rendere si poltrona mercede. Il poveraccio cápita in questa cittá divina; e, dato di petto nel nostro Quinto, si ricovra a la sua ombra, si rappezza coi suoi stracci e si sfama dei suoi tozzi. A la fine, per esser piú abondanzia d’aria che di pane, non potendo il boia trasformarsi d’uomo in camaleonte, mi mandò a dire per il Gherardo che, quando io volesse accettarlo per ischiavo, per tale mi servirebbe. Io vi dirò il vero: s’egli non si aventava a la mia tavola con la presunzione che tenta di scagliarsi a la fama, se ben son prodigo, mi dimostrava seco avarissimo; peroché, oltre lo essere del paese che egli è, il «faciebat et iocabatur Francus», che si legge a piè del suo Tempiaccio d’Amore, mi aveva chiarito. Come si sia, la sua ottima sorte e la mia pessima fortuna non pur lo piantò meco a disinare e a cena, ma lo adagiò appresso di me in tal foggia, che piú di commoditá non desiderarebbe un fratei da l’altro, né un figliuol dal padre. E, perché egli era il piú magro e il piú mal vestito pedagogo che sorbisse mai broda, una de le mie fanti saria scoppiata, se ella non avesse esclamato: — Il