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LIBRO SECONDO Guidobaldo, dico, giovane ornato 170 di ciò che i buoni bramano in colui eh’è per regnare e per dar legge nato. Rimiril pur, se vói veder altrui del suo pio genitor le virtú cónte ringiovanite e ridondate in lui. 175 Però vi inchinerá l’Appennin monte, quasi a suo dio terren verace e caro, la superba, ventosa, orrida fronte. Intanto a Cesar sempre Augusto chiaro bascia il piè l’Aretin, servo suo buono. 1S0 Di Vinezia alma, al mezzo di genaro, ne l’anno mille trentesimo nono.

CDXXVII

AL CARDINALE DI TRENTO

Lo prega di porre i suoi buoni uffici, perchè venga consegnato da un suo messo il Genesi a Ferdinando d’Austria, cui ricorda la promessa di un dono. Eccovi, o signore, in figura due zoppi o due ciechi, che si siano. Questo, che è monstruoso per colpa de la natura, cade ne le braccia de la publica misericordia, non altrimenti che si caschi ne la lingua del comune vituperio quello, che per difetto proprio si vive o privò degli occhi o scemo de le gambe. Veramente, se la virtú, che io ho dal beneficio di Dio, fusse mancata de la dovuta divozione inverso la gloria de la Maestá Sua, io stesso direi esser male se quella mi facesse bene. Ma, essendomi tuttavia la laude di Ferdinando uscita fuora de le labbra, il mio sperare ne le promesse di lui merita di acquetarsi ne la mercé de la cortesia reale. La qual cosa mi averrá, quando sia che Vostra Signoria illustrissima si voglia ramentare di che maniera gli son servo e di che sorte furono le