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Malatesta, tenete Tostarla
ed a guadagno cinque o sei puttane;
ché, per aver qualche soldo e del pane,
gli ebrei Tacòccarebbero al Messia.
L’onor del mondo è una gran pazzia,
e la fama e la gloria sono alfane,
che portano a cavai d’oggi in domane
la recolenda altrui coglioneria.
Io, per ine, tengo savia la vergogna,
poiché, standosi in Roma a panni alzati,
d’altrui ha tutto quel che le bisogna.
Pigliate essempio dai preti e dai frati,
i quali, per non gir cercando rogna,
si lasciali biscantar dai lor peccati.

cccxi

AL MAGNIFICO MESSER VITTOR SOR

ÀNZO Invia un sonetto sulla maschera mortuaria di Giovanni dalle Bande nere. Il ragionar, che fece ier sera la Generositá Vostra de la guerra, nel campo de la quale séte stato non mcn capitan che proveditore, m’ha fatto ritrovare il sonetto sopra il formar de la testa del tanto vostro quanto mio san Giovanni dei Medici, scordatosi a la stampa, mentre il dovevano stampare con Tepitafio indrizzato al capitan Lucantonio. Onde lo scrivo qui sotto al nome di Vostra Magnificcnzia, la qual mi raccomandará al magnifico messer Bartolomeo, fratei di Quella.

Di Venezia, il 20 di decembre 1537.