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CCCIX

AL MAGNIFICO MESSER POLO CICOGNA

Si scusa di non poter intervenire a una cena. Io, ottimo sozio, rinego la pretaria, non mi potendo ritrovar doman da sera a cenar con la caterva di cotante persone magnifiche. Non è coro di semidei che aguagli quel che fanno con la lor presenzia cotesti cavalieri. Chi vede cosi fatta compagnia scorge quanto di reale e d’illustre si può desiderare negli animi e negli spiriti degli onorati gentiluomini. Forse che si trapassa fra loro motto o arguzia indarno? Non è comedia che, nel con* spetto de le piacevolezze di tali, non rimanesse goffa. Gli scolari e i cortigiani, che sono i maestri de le canate <’l, non aprirebbero bocca, né alzarieno occhio, essendo dove sono essi: né può essere, purché gli toccasse il grillo, che non facessero diventare Aristotele un pre’ Biagio. Or pensisi in che modo conciarcbbcro quel bolognese, che, volendo che si disegnassero in un foglio di carta i magi, e mille fra dromedari e camelli, aggiugnendo sopra i cariaggi scimie, papagalii e cervieri, con tanti gente a cavallo e a piedi, che bastassero per la corte di tre re, ne l’udir rispondersi dal dipintore che a fare ciò non bastarebbe la sala del Gran Consiglio, disse: — Se la stella non capisse sopra la cappanna, lasciatela stare, — come ella occupasse ogni cosa^. Insomma voi vi date un bel tempo coi miei magnanimi signori. Io somiglio il vostro vivere a la «cosi vada» a un figliuolo che ha il padre si amorevole di lui, che sogna la notte per contentarlo il di. Dicono quegli, che dan conto a se stessi di sé, per parer saccenti: — Egli è pur bene il considerare al fine. O Cristo, è forse favola che un povero saccardello abbia a pensare ai crudeli assassinamenti del non avere mai un bagattino? De la morte non favello, perché, in quanto al mondo, (i) M 3 : «astuzie». 3 (a) «come... cosa» fu aggiunto In M .