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A MESSER BERARDINO D

’AREZZO Affidi pure il suo danaro a Tarlato Vitali. Lo aspettano ansiosamente a Venezia. Da una persona nobile e da molto, come séte voi, caro fratello, non si pò sperare altro che grazie. E perciò non è maraviglia se i miei prieghi hanno avuto luogo appresso la vostra mente; del che ve ne rimango con un obligo, che non si sciorrá mai da le catene de la cortesia vostra. Io ho letto quanto mi scrivete a messer Tarlato Vitali, il quale, senza nuova certezza, teneva in pugno gli effetti de le parole che gli usaste in Arezzo; onde egli, per piú chiarirvi del credito suo e per sodisfazion di se medesimo, ad ogni vostro piacere vi fará sicuro costi in Fiorenza di qualunche somma commetterete a l’opre de le sue faccende. Or quanto noi due abbiam grato il vostro venir qui, ve lo dirá la nostra alegrezza, quando ci atterrete cotal promessa. Intanto amatici, che, per Dio, noi non pur amiamo voi, ma con riverenza vi osserviamo. Ed è debito di tutti gli aretini il cosi fare, poiché sostenete l’antica generositá de la patria sopra le magnificenze del vostro animo reale. E piaccia a Cristo che duriate sempre in vita, acioché siate ognor tale.

Di Venezia, il 23 di settembre 1537.

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A MESSER LORENZO VENIERO

Mandi al diavolo i pedanti invidiosi, e attenda alla poesia. Io, magnifico figliuolo, stimava opra impossibile, ancora che la sorte m’avesse favorito la vertu, il poter mai distrigarmi de le mani a la necessitá; e pure, Dio grazia, mi son ridotto