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il cui ordine frena l’audacia dei rei e assicura l’innocenza dei buoni, onde il dominio suo concorrerá di eternitá con l’universo. Né può essere altrimenti, poiché esse signoreggiano i magistrati, e non i magistrati loro. E di qui viene che il grado di Cristo è preposto a l’interesse de le persone, e la lega stabilita ha messo il cor di San Marco ne la palma de la fede cristiana, acioché i principi suoi possin vedere il puro de la intenzione che egli ha. Or temprate le penne e apparecchiate le carte, perché i felici successi de l’impresa dovuta e santa vi daran materia di scrivere, e tal suggetto è proprio cibo dal vostro intelletto.

Di Venezia, il 22 di settembre 1537.

CCIII

A MESSER GIORGIO

, PITTORE Chiede al Vasari copia della lettera lxix, per inserirla nel primo libro delle Lettere . Se gli è possibile, figliuolo, di trovar la lettra ne la quale vi replicai i trionfi che si fecero a l’imperadore quando la Maestá Sua venne a Fiorenza, mandatemene la copia, perché io averei caro di porla nel numero di piú di ducento, ch’io ne faccio stampare. Ma sarieno piú di duemilla, se io, che non le aprezzo punto, non l’avessi mandate a chi esse andarono, senza serbarmene l’originale. E tutto è colpa del mio nimico giudizio, la severitá del quale tanto perdona ai suoi parti quanto ai figliastri la matrigna, e piú tosto brama cotal cosa per memoria vostra che per lode mia. Si che operate ch’io me ne rinvesta, se volete che il nome, che avete, si imprima seco.

Di Venezia, il 23 di settembre 1537.