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falsario. Il primo di questi errori è la citazione di Sozomeno lib. 9, cap. 35, mentre doveva essere lib. 7, cap. 16. Non so se sia errore dell’amanuense o del tipografo; ma il signor Ardigò sapeva che era un errore materiale. Ora con qual fronte egli ha osato accusarmi di falsario per un errore materiale ch’egli sapeva esser tale?

L’altro errore è nel passo di S. Leone I, ove il tipografo invece di stampare si unisce, ha stampato riunisce; e con una malignità tutta sua propria, dice che ho falsificato quel passo perchè dicesse quello che io voleva. Ma basta saper leggere per vedere che quello è un errore tipografico: difatti letto quel passo come è stampato non ha senso alcuno.

Ora io domando agli uomini onesti: è egli lecito trattare da falsario un uomo per due evidenti errori di tipografia? Lo sarà nella morale di certi preti, ma non in quella degli uomini onesti.

Spero che vorrà favorirmi di inserire questa mia in un prossimo numero della Favilla. Riceva intanto i miei ringraziamenti, e mi creda con tutta stima Dev. servitore

De Sanctis.


(Dal N. 235, domenica 25 agosto 1867, della Favilla).


VIII.

Articolo comunicato.


Il signor Professore Roberto Ardigò volendo soggiungere alcune osservazioni all’ultima lettera del signor Profess. De Sanctis apparsa nella Favilla, e non volendo per la brevità dello scritto farne una separata stampa, ci ha pregati a inserirlo nella Gazzetta.

Aderiamo al desiderio del signor Professore Ardigò dichiarando però che ci teniamo affatto estranei alla po-