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Polemiche 69

che il passo provi quello che io voleva provare, cioè che la decretale di S. Leone, invece di tendere ad introdurre la confessione pubblica, mira a diminuirne l’uso e a raccomandare la confessione segreta? No, certamente; ed io che, oltre essere leale, doveva anche essere breve, tralasciandole, ho fatto una cosa ragionevole e giusta. Ond’è che tutti quelli che, avendo un po’ d’intelligenza, hanno letto la lettera del signor De Sanctis, hanno dovuto fare le meraviglie che l’unica prova, che egli si era compiaciuto di addurre della mia mala fede, fosse così inconcludente.

Assai più concludente ritengo che sarò io, ritorcendogli l’accusa di falsare e di mutilare. Di falsare, perchè, oltre interpretare con poca precisione il latino non timeant pubblicare, colle parole si vergognino che siano pubblicati, ed introdurre arbitrariamente nella traduzione la proposizione, quindi tale caso deve essere rimosso, che non si trova nel testo, il che è più un alterare che un falsare, traduce poi, qui precator accedit, colle parole, il quale riunisce a pregare, mentre il verbo accedere è lontanissimo dall’avere il significato di riunire. E traduce così proprio nell’intendimento di mettere nella espressione una qualche allusione ad un’idea, che potrebbe fare per lui; ma che ad ogni modo è esclusa dalle espressioni che nell’originale, anche come è riportato nei Corpus Juris da lui citato, vengono appresso; espressioni che egli per ciò, vero mutilatore di passi, ha creduto bene di tralasciare.

Come ha tralasciato anche il periodo che precede il passo da lui ricordato; perchè quel periodo dice in sostanza, che la confessione segreta dei peccati occulti non è già una trasformazione di una confessione o esomologesi pubblica, prima in uso, come dice la lettera del nostro vecchio teologo, ma la precede storicamente (1).

  1. Illam etiam contra apostolicam regulam praesumptionem, quam super agnovi a quibusdam illicita usurpatione committi, modis omnibus