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stesso è indicato1, essere stata la parte dei sacramenti presa di pianta dall’opuscolo De sacramentis di S. Tommaso d’Aquino, morto nel 1274; e si persuaderà della verità di quanto dobbiamo fargli conoscere, per convincerlo che inganna il pubblico, mentre si vanta di volergli far cadere la benda dagli occhi.

«Fatalmente il famoso e gran concilio di Trento completa la confessione dichiarandola dogma di fede!»

A qualunque dei lettori che rammenti anche solo in confuso e nel loro senso generale le cose dette, deve apparire falsa questa asserzione. Quelli poi che hanno buona memoria ricorderanno pure quei fatti, quelle testimonianze da noi addotte, che la smentiscono espressamente.

A me poi, se questo discorso non fosse già troppo lungo, e non fosse affatto inutile al nostro intento, sarebbe facilissimo fare una distinta enumerazione delle cose, asserite nei canoni del concilio di Trento sulla confessione, e riscontrarle, una per una, coi più antichi insegnamenti ed usi della chiesa; e dimostrare per tal modo, come si corrispondano a cappello, e sia una minchioneria il crederle inventate di fresco. Questo concilio ha inteso soltanto di contrapporre, mettendola bene in chiaro a scanso di equivoci, a ciascuno degli errori dei novatori, la dottrina che nella chiesa è stata professata «da per tutto, sempre, da tutti».

Ma a che? Lo stesso articolista nella riga antecedente si imbroglia da sè, affermando che il concilio di Firenze «fece proclamare la confessione un sacramento istituito da G.C.». Qui abbiamo anche più del bisogno. Non esamino quello che scrive, ma lo prendo in parola. E dico: Voi ci assicurate che il concilio di Firenze, che è ecumenico, ha proclamato la confessione un «sacramento» anzi un «sacramento istituito da G. C.». Se il concilio

  1. Labbeo, Parigi 1714, t. IX, col. 438. D.