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Versi 283

Venti canti di H. Heine tradotti.


VENTI CANTI del Buch der Lieder di Heine tradotti dall’Ardigò (l’anno 1908) publicati l’anno stesso in omaggio all’A., a Bergamo per cura e a spese di A. Ghisleri, (Istituto italiano d’arti grafiche), e prima, in due riprese, dalla Rivista di filosofia di Bologna.

Così scrive il Ghisleri nel presentare la nuova edizione dei Canti:

«Del gratissimo dono ci piacque di fare partecipi gli amici e discepoli del grande Maestro, con questa edizioncina, che gli offriamo oggi nell’81° suo compleanno ― quasi dono di nozze, celebrante questi gloriosi sponsali del Filosofo con la Poesia e con l’Arte, nella invidiabile, feconda e sempre verde sua vecchiezza.

Anche a nome degli altri ammiratori, noi rechiamo all’amico e al maestro l’esultanza delle nostre felicitazioni e il nostro evviva!

Fra tante miserie della nostra volgare vita politica, ci è di grande conforto poterci affisare in codesti vivi documenti del genio e delle migliori virtù di nostra stirpe. Per loro e con loro ci è ancora lecito di sentire altamente l’orgoglio di essere italiani».

Bergamo, 28 gennaio 1909.


Schöne Wiege meiner Leiden....


    Bella culla de’ miei guai,
Bella tomba di mia speme,
Città mia, ti lascio ormai,
4E il saluto mio ti viene.
    Ti saluto, santo ostello,
Fido asil della mia diva,
Dove prima, garzoncello,
8Il mio sguardo la scopriva.