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agli occhi. E feci questa riflessione: Quest’uomo non ha il coraggio di un fanciullo, ma se gli si presenta l’idea di fare un beneficio, questa idea lo esalta, gli fa correre un fremito pei nervi, glie li tempera in modo che sente di potere più che qualunque altro coraggioso. Oh sublimità dei sentimenti coraggiosi! Oh sublimità degli uomini che per essi acquistano la virtù dell’eroismo che li trasmuta in esseri diversi da tutti gli altri!

Solo così si può spiegare come il Martini potesse reggersi nell’accompagnare i sentenziati a morte, nell’accompagnare perfino il giovane Grioli, che egli tanto amava. Avrebbe avuto tanto coraggio una madre!

Patria degli Italiani (Buenos Ayres), 13 giugno 1903.


7.


A Mantova io era stato invitato, insieme con altre persone di parte liberale che avevano accettato, di far parte di un comitato promotore di un pellegrinaggio alla tomba di Vittorio Emanuele a Roma. E io aveva accettato nel senso del significato patriotico della cosa, pur dichiarando che io non avrei potuto unirmi agli altri nel viaggio.

Il pellegrinaggio però non andava ai versi a molti scalmanati rivoluzionari, che si erano immaginati che io la pensassi come loro, e quindi sconfessassi la mia fede politico-sociale colla suddetta adesione. E così si espressero privatamente e pubblicamente colle più fiere invettive al mio indirizzo. Di qui l’occasione per le lettere che seguono.

Riceviamo e pubblichiamo la seguente dichiarazione del prof. Ardigò:

Un pugno di sconsigliati mi intima di ritirarmi dalla commissione pel pellegrinaggio; e con piglio di minaccia.

Imbelle minaccia!

Signori: nè da Voi nè da chicchessia nulla mai ho sperato o temuto.