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186 società ligure di storia patria

Conti di Lavagna ed i Visconti di Genova. Mostrava che lo studio di questo argomento, oltre la parte che tocca in modo diretto al Registro, ne ha pure un’altra di non poco rilievo; perchè le anzidette famiglie, e quelle in particolare derivate dai Visconti, sono le stesse che costituirono il nucleo del Comune Genovese, e ne ressero ne’ suoi esordi i destini. La discendenza poi delle famiglie in discorso dalle due succitate apparirà chiara, non solo pel complesso dei documenti del Registro, ma per quelli del Cartario Genovese, che ora appunto è in corso di stampa, e che dovrà contenere tutti gli atti ancora inediti anteriori al 1100. Onde, compilandoli su tali basi, l’Autore aggiungerà alla predetta Illustrazione una raccolta di schizzi genealogici.

Cominciando quindi a leggere la Illustrazione medesima, il socio Belgrano toccava dell’epoca del Registro, la cui compilazione risale al 1143, de’ suoi varii ordinatori e delle sue vicende; riconosceva che il codice membranaceo pervenuto agli Archivi Governativi per legato di Federico Federici nel secolo XVII, non è propriamente l’originale, ma un duplicato eseguito verso il 1183; accennava ad alcuni antichi autori i quali vi attinsero o ne fecero menzione; e passava in ultimo alla descrizione del codice stesso, il quale è guasto in più luoghi e manca di fogli non pochi.

Il P. Amedeo Vigna, perseguendo il Codice Diplomatico delle colonie tauro-liguri, e la rassegna degli avvenimenti in proemio a ciascun anno dallo stesso abbracciato, discorreva de’ fatti pertinenti al biennio 1458-59. Accennava ad alcune riforme introdotte dai Protettori delle Compere di San Giorgio circa la distribuzione e la durata degli uffizi in quelle contrade, esponeva il contenuto delle istruzioni consegnate ai magistrati, e dimostrava come fossero informate a principii di severa giustizia e di profonda saggezza. Toccava in succinto dei gloriosi fatti operati in Levante dalla flotta romana negli ultimi anni del pontificato di Callisto III; e diceva come soltanto dopo la costui morte (6 agosto 1458) ripigliasse il Turco nuovo ardimento, e minacciasse coprir di sangue e di rovine l’Europa meridionale. Frattanto un corriere giunto da Caffa, ritraeva coi più sconfortanti colori lo stato miserabile de’ taurici possedimenti; e promovea dall’Ufficio e dal Consiglio delle Compere le provvidenze che erano indicate come le più necessarie dalla gravità della situazione. La pia opera delle indulgenze a pro de’ Caffesi, predicata in Corsica dal frate minorita Vannino, recava anch’essa buonissimi frutti. E siccome alla presidenza della Giunta di quest’opera venivano da’ Protettori successivamente chiamati i vescovi caffesi Giacomo Campora e Girolamo Panizzari, così l’Autore ne toglieva opportunità a parlare dei me-