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162 rassegna bibliografica

senza opposizione ed interruzione seguìta, poi, con grande scapito dell’Impero dalle fazioni viepiù lacerato, abbandonata per quella della pura e semplice elezione. I documenti, maggiormente dal Weizsäcker (Teutsche Reichstagsacten, vol. I, Re Venceslao, parte I, anni 1370-87) stampati dimostrano come Carlo IV, già da varii anni accertato delle gare, le quali nel caso di sua morte per le famiglie rivali di Wittelsbach (Baviera e Palatinato) e di Absburgo, minacciavano di togliere la corona alla sua discendenza, con promesse e largizioni, vistose sì ma non superiori all’interesse in questione, guadagnasse gli elettori, dimodochè nel dì 10 giugno 1376 a Francoforte si fece l’elezione di Venceslao, seguita il 6 luglio dall’incoronazione in Aquisgrana. Scelta unanime, dopo tante discordi, per cui pur troppo erano rimasti indeboliti il concetto della dignità e l’essenza dell’autorità imperiali. In Germania, le cose procedettero, se non quanto al fondo della questione troppo lodevolmente, pure in modo regolare a tenore della costituzione e della così detta bolla aurea dal medesimo imperatore nel 1356 pubblicata. Ma non dei soli principi tedeschi trattavasi: trattavasi ancora della annuenza pontificia.

Carlo IV non aveva potuto dimenticarsi delle concessioni colle quali trent’anni prima nella contesa con Lodovico il Bavaro aveva comprato il consenso di Clemente VI. Al principio del 1346 i dissapori del Bavaro colla S. Sede e con parte potentissima dei principi tedeschi erano giunti a tale, che si credette poter procedere all’atto decisivo, cioè alla dichiarazione della vacanza dell’impero e a nuova elezione. Nel dì 22 aprile dell’anno predetto si concluse in Avignone una capitolazione tra il pontefice e Carlo di Lussemburgo, principe di Boemia e margravio di Moravia, affine d’ottenere l’assistenza di Clemente VI onde indurre gli elettori ad opporlo all’imperatore già scomunicato e dichiarato deposto dal papa. Il margravio promise di prestare i giuramenti da Clemente V prescritti ad Arrigo VII, suo nonno, di annullare tutte le sentenze e tutti gli ordini dal Bavaro in Italia emessi, e non meno gli atti giurisdizionali d’Arrigo contro Napoli, Firenze ec.; di conservare alla S. Sede lo Stato pontificio, in quel tempo, come si sa, quasi perduto; di non intraprendere senza