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«dell’Alemagna comentano, traducono e pubblicano per ogni verso, mentre forse pochi tra noi ne conoscono i titoli e la materia. Usci finalmente di prigione ad intercessione e premura dell’ambasciatore francese, e di papa Urbano VIII, che lo accolse in Roma umanissimamente, e gli porse chiarissimi contrassegni della sua benevolenza. Da Roma fece via per Parigi, e vi fu accolto e festeggiato da’ più dotti Francesi, e dallo stesso sovrano. Ivi fra profondi studii storici e filosofici, fra la familiare conversazione di que’ letterati, trascorse il rimanente della sua vita, che gli durò sino al 1639».

(Libro VI, cap. V.)


B.


A compimento della storia di Reggio, durante questo secolo diciassettesimo, ci pare utile non tacere alcune particolarità circa a’ suoi magistrati municipali: — «Amministravano giustizia nella città cinque Curie, o Corti, e queste erano: Curia Arcivescovile, Capitaniate, Sindacaria, Portulanaria, e Baiulare.

«La Corte arcivescovile conosceva delle cause ecclesiastiche appartenenti ai chierici ed alla diocesi.... L’arcivescovo di Reggio, come conte di Bova e d’Africo e barone di Castellace, esercitava in questi paesi anche la giurisdizione temporale per mezzo di suoi Viceconti e Capitanii. Costringeva perciò colle multe pecuniarie al culto de’ giorni festivi, ed all’osservanza di tutte le altre pratiche religiose; ed i suoi servitori stavano armati.

«Era attribuzione del Capitanio correggere con moderata potestà ogni pubblico disordine, fare osservare le regie costituzioni ed i privilegi locali e prendere nelle gravi faccende le misure convenienti dopo inteso il parere del Giudice Assessore.

«Il Sindaco aveva autorità su tutto ciò che riguardasse la pubblica amministrazione dell’Università, come governar le gabelle, destinare i custodi e ripartitori delle acque, giudicare le contenzioni sulle cose urbane de’ cittadini, designare i Vicesindaci della città e suoi borghi, e cose simili.

«Il Maestro Portulano conosceva delle cause dei traffichi, de’ dazii da esigersi su’ frumenti, legna, merci di qualunque genere che si esportavano dalla città, o in essa s’immettevano, e di tutto ciò in somma che competeva alla Regia Camera.

«Il Bajulo o Baglivo verificava i danni che s’inferivano a’ fondi rustici ed urbani o dalla mano dell’uomo o dalle bestie; e v’imponeva le multe proporzionate. Imprigionava i debitori, aveva cura dell’esazione dei crediti, rendeva ragione sopra ogni causa, tranne se criminale. Aveva il suo Maestro d’Atti, e con lui si consigliava per diffinir le controversie.

«Vi erano i Sindaci, i Vicesindaci, il Prosindaco. I Vicesindaci venivan nominati dagli stessi Sindaci per l’amministrazione de’ borghi e sobborghi: il Prosindaco era nominato dal Capitanio a tenere il luogo del Sindaco, qualora questi fosse impedito per qualunque cagione, o sospeso o dimesso. Ne’ luoghi pubblici ed in ogni altra parte della città, dopo il Capitanio o Governatore, il primo onore era de’ Sindaci. Nell’annuo Parlamento (o Consiglio o Reggimento che il dicessero) il Sindaco proponeva