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dica male, se pur non ho abusato anch’io nel giudicare degli uomini. A ogni modo se qualche cosa di bene posso fare anch’io, non può essere che coll’aiuto e colla stima delle persone care e coraggiose come lei.

A provarle che in me è sincero il pentimento, le prometto che domani andrò io stesso dal signor questore a ritirare la querela contro il Berretta, quantunque preveda di trasformare un ladro confesso in un pericoloso nemico. La guerra che mi fanno i parenti è senza fondamento. Può essere dispiaciuto a qualcuno di loro che la povera mia cugina abbia favorito me solo nelle sue disposizioni e ciò spiega il loro odio accanito contro di me e contro la mia famiglia; ma... »

A questo «ma» la penna si arrestò, provando una resistenza a proseguire, come se nel meccanismo del ragionamento fosse caduto un corpo estraneo a incagliarne il movimento. Non s’era mai fermato davanti a siffatti sassolini. L’uomo che corre non può arrestarsi a raccattarli. Nel caso suo aveva saltato ben altri muriccioli... Se si fermò, bisogna ritenere che sentisse in sè il bisogno di rifare la storia dei fatti per evitare delle inutili contraddizioni.

«... ma non tocca a noi giudicare le intenzioni di chi non è più. Nella mia fortuna avrei potuto fare del bene a tutti, specialmente ai Ratta poveri e bisognosi, se non che per invogliarmi a far del bene, il peggiore sistema è la guerra sorda e palese che mi minacciano. È il calunniare, l’insolentire pubblicamente, l’inveire contro me e contro la mia famiglia, il comperare false testimonianze, il corrom-