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libro i. 39

     Ne’ convivii e ne’ balli, ogni pensiero.
     Ma un iddio, qual che fosse, alfin ne infuse
     1045Oltrepossente ardir di non accorli
     Nella città, quando di Tracia un tratto
     Facean ritorno, o perchè senno ormai
     Mettan debitamente, o con le schiave
     Volgano altrove a lor talento il corso.
     1050Ei chiedettero allor que’ che lasciati
     Qua figli avean di maschio sesso, e indietro
     Là tornâr dove ancor della nevosa1
     Tracia le spiaggie ad abitar si stanno.
     Voi qua dunque venite; e se a te piace
     1055Qui soggiornar, del padre mio Toante
     Il regal grado anco otterresti poi.
     Nè mal pago, cred’io, punto saresti
     Di questa terra: di feconda gleba
     Essa è più di quant’altre isole ha in seno
     1060Tutto l’Egèo. Dunque su via, t’affretta
     Alla nave, e riferti a’ tuoi compagni
     I sensi nostri, alla città ritorna.2
Così, il ver falseggiando, essa la strage
     Che degli uomini han fatta, ricoperse;
     1065E a lei tosto così l’altro rispose:
Issipile, ben caro (e assai buon grado
     L’accettiam) n’è il soccorso, onde a nostr’uopo

  1. Var. ai v. 1051-1052. Là tornâr dove ancor le nevicose

    Tracie campagne ad abitar si stanno.
  2. Var. ai v. 1061-1062. Alla nave, e a’ compagni i sensi nostri

    Porta, nè più restar fuor delle mura.