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libro i. 27

     Da banda a banda, e su tirâr le vele
     Fino alla gabbia. Immantinente il vento
     715Vi diè dentro fischiando: essi le sarte
     Co’ bruniti fermagli a’ tavolati
     Accomandâro, e già correndo placida-
     Mente il lungo passâr capo Tiseo.
     D’Eagro il figlio con la cetra intanto
     720Armonizzando sua voce soave,
     La di navi tutrice alma Diana
     Inneggiava, che quelle ivi sporgenti
     Rupi ha in guardia, e d’Iolco il suol protegge;
     Ed emergean piccioli e grandi i pesci
     725Dall’imo fondo, e per l’ondoso piano
     Venian dietro guizzando a quel concento,
     Qual dietro l’orme dell’agreste duce
     Ne va d’agnelli un numeroso branco,
     Quando dal pasco al pecoril ritorna;1
     730E quegli innanzi a lor va con l’arguta
     Sampogna dolcemente modulando
     Pastoral cantilena; in simil guisa
     Lui seguian quelle frotte; e il vento intanto
     Vie più sempre la nave oltre spingea.
735Già de’ Pelasgi l’ubertosa terra
     Tramontava al lor guardo, e già le cime
     Via trascorrean del Pelio, e si celava
     Di Sepia il capo, e Scìato fra l’onde
     Apparve, e di Piresia anco da lunge,
     740E di Magnesia la serena spiaggia,

  1. Var. al v. 729. Quando torna dal pasco al pecorile;