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libro i. 17

     E m’opporrò ch’altri di noi s’elevi
     A tal grado. Sol quei che questo stuolo
     Ha qui raccolto, a questo stuolo imperi.1
Tale spiegò nobil sentenza Alcide,
     440E lodaronla tutti. Il valoroso
     Giason sen piacque, e surto in piè, siffatto
     Disse a quegli animosi incitamento:
Se del comando il glorioso incarco
     Voi date a me, più alla partenza indugi
     445Non frappongansi ormai. Tosto d’Apollo
     Con sacrificii si propizii il nume,
     Poi le mense apprestiamo. E mentre i servi
     Che alle mie stalle attendono, verranno
     Qua conducendo i miglior bovi eletti,2
     450Noi variamo la nave e d’ogni arredo
     Armiamla, e il posto a ciaschedun remante
     Traggasi a sorte; ed un aitar su ’l lido
     Alziamo a Febo Imbarcator, che sacra
     Mi fe’ promessa che del mar le vie
     455M’insegnerà, se dagli onori a lui
     Comincerò la commendata impresa.
Tacque, e primier si volse all’opra. Sursero
     Gli altri l’esempio a seguitarne, e tratti
     Di dosso i pallii, su spianato sasso
     460Li ammucchiâr, cui con l’onde il mar non copre,
     E sol di salsa aspergine lo spruzza,

  1. Var. ai v. 437-438. A tal grado. Sol quegli che raccolto

    Ha questo stuolo, a questo stuolo imperi.
  2. Var. al v. 449. Qua conducendo i meglio eletti buoi,
Bellotti. 2