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libro iv. 235

     E con la punta della man toccando
     L’Eácide Peléo (ch’era suo sposo),
     Invisibile agli altri, ed a lui solo
     Mostrandosi, gli disse: Or non più state
     1130Seggendo qua su le Tirrenee rive.
     Al nuovo dì della veloce nave
     Dislegate i ritegni, alla parola
     Di Giunone obbedendo ajutatrice.
     Per suo comando le Nereidi tutte
     1135Concorreranno a trar la nave in salvo
     D’in fra le rupi che di Plante han nome.
     Quinci è il vostro cammino. E tu non farmi
     Conoscere ad alcun, quando me pure
     Con quell’altre vedrai: poni ben mente
     1140Di non più m’irritar di quando un giorno
     M’hai contro a te di grave sdegno accesa.
Detto ciò, sparve a tutti sguardi occulta
     Nel profondo del mare, e lui percosso
     Di gran duolo lasciò, poi che veduta
     1145Non l’avea più, dacchè la casa e il letto
     Abbandonò di lui, forte adirata
     Per cagion del divino infante Achille.
     Nell’alta notte ella solea del figlio
     Abbronzar su la fiamma il mortal corpo,
     1150E d’ambrosia nel dì poi lo spalmava
     Per rifarlo immortale, e la persona
     Dalla trista vecchiaja preservarne.
     Peleo dal letto insù balzando un tratto1

  1. Var. al v. 1153. Su dal letto Peléo balzando un tratto,