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libro iv. 223

     L’imposto priego; e gli altri Minii al suolo
     China intanto tenean mesti la fronte.1
     785Scorrea la nave a piene vele e dentro
     All’alveo entrâr dell’Eridàn, là dove
     Percosso il petto da un’ignita folgore
     Semiarso Fetonte un dì dal carro
     Del Sol precipitò dentro a profondo
     790Gorgo del fiume, che tuttora esala
     Per l’ardente ferita un vapor grave;
     Nè augello alcun, le lievi ale spiegando,
     Può sovr’esso volar, ma piomba in mezzo
     Al bollente lagume. Intorno a quello
     795Stan l’Elíadi donzelle in alti pioppi
     Trasmutate, infelici! a far lamento,
     E lucide dagli occhi insù ’l terreno
     Gocce d’elettro piovono, che al Sole
     Seccansi su l’arene; e quando l’acqua
     800Dell’atro stagno indi sommossa, e in alto
     Spinta da soffio di mugghiante vento
     Le rive inonda, allor giù tutte insieme
     Nell’Eridano van rivoltolate
     Con la gonfia corrente. Altro il racconto
     805De’ Celti egli è: che lagrime d’Apollo
     Quelle son, che in gran copia ei sparse un tempo,
     Quando, del padre al minacciar, dal Cielo
     Quivi discese, e all’Iperborea poi
     Sacra gente migrò, pien di rancore

  1. Var. ai v. 783-784. L’imposto priego; e a pia mestizia gli altri

    Atteggiati tenean china la fronte.