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libro iv. 205

     270Taglia le amarre, indi alla vergin presso
     S’assise a fianco del nocchiero Anceo.
     Spingono il legno i rematori, e fanno
     Per uscirlo del fiume impeto e foga.
Chiari al barbaro Eeta e a’ Colchi tutti
     275Eran già di Medea l’amore e l’opre,
     E già il popolo tutto a parlamento
     Accoglievasi in arme. E quanti in mare
     Flutti solleva il procelloso turbo,
     O quante dalla selva a terra cadono
     280Foglie d’autunno (e chi contar le puote?)
     Tanti in numero i Colchi schiamazzando
     Passâr del fiume oltre le rive. Eeta
     Su bel cocchio venìa fastosamente
     Con cavalli, onde il Sole a lui fe’ dono,
     285Pari a’ soffii del vento: alto sostiene
     Col manco braccio un tondo scudo: lunga
     Face di pino ha nella destra, e a canto
     Grande un’asta gli sta: de’ corridori
     Regge Absirto le guide. In là già molto
     290Fendea la nave il mar, spinta da forti
     Remiganti, e dal corso in giù portata
     Di quel gran fiume. Allor levando Eeta
     Nel dolor di tal caso alto le mani,
     Il Sole e Giove a testimoni invoca
     295Di sì reo fatto, e fieramente a tutto
     Il suo popolo intima, ove a lui presa
     O su la terra o sovra l’onde in nave
     Non adducan la figlia, ed ei non possa