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libro iii. 189

     Mettean, sbuffando ardenti fiamme, e rapido
     Come folgore, il foco a lui s’avventa,
     1695E lo investe; ma il farmaco lo salva,
     Di che Medea fornillo. Al destro toro
     Abbrancò in alto il corno, e con sue tutte
     Forze gagliardamente strascinollo
     Fin presso al bronzeo giogo, e là col piede
     1700Forte spingendo i piè di quello addentro,
     Il fe’ cader su le ginocchia al suolo;
     E l’altro ancor, che ad assalirlo viene,
     Fa con pur solo un simil colpo a terra
     Inginocchiar. L’ampio suo scudo allora
     1705Via gittato, con l’un braccio e con l’altro
     L’un di qua, l’un di là fermi li tenne
     Sovra i ginocchi anterïor prostrati,
     Tuttochè avvolto entro una fiamma. Eeta
     Tanto d’uomo vigor meravigliava;
     1710E i Tindàridi allor (che a ciò commessi
     Erano già) recâr da terra a lui
     Quel giogo; ed ei su le cervici a’ tori
     L’assettò, lo legò; poi sollevando
     Dell’aratro il timon greve di bronzo,
     1715L’infilò nell’anello ivi pendente
     Del giogo in mezzo. I due germani indietro
     Si ritrasser dal foco appo la nave;
     Ed ei, lo scudo rilevando, al tergo
     Lo si appese, e il ripien d’aguzzi denti
     1720Elmo ripiglia, e la lunghissim’asta,
     Con la qual poi nel mezzo a’ fianchi i tori