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libro iii. 137

     Giunto, uscì fuora. Indi la via discende,
     E due poli, del mondo opposti capi,
     Ergon le cime degli eccelsi monti,
     Su’ quali il Sole de’ suoi raggi primi
     220S’imporpora sorgendo. Al basso poi
     E la terra ferace, e delle genti
     Le cittadi e le sacre acque de’ fiumi
     Appariano dall’etra a lui scendendo,
     E l’erte rupi, e tutt’intorno il mare.
225Gli eroi su i banchi della nave intanto
     Sedean là dove il fiume si dilaga,
     Consultando in segreto. Indi Giasone
     Così parlava, e l’ascoltavan tutti
     Attenti e cheti al proprio loco assisi:
     230Amici, aperto io vi dirò quel ch’io
     Stimo il miglior, ma il darne poi sentenza
     S’aspetta a voi; chè affar comune è questo;
     Comune a tutti è la parola; e l’uomo
     Che tace il senno suo, sappia ch’ei solo
     235Allo stuol tutto il ritornar può tòrre.1
     Or voi cinti dell’armi entro al naviglio
     Queti restate, ed io n’andrò co’ figli
     Di Frisso insieme, e due di voi compagni
     Alle case d’Eeta, e pria pregando
     240Prova farò se l’aureo Vello ei voglia
     Ceder buon grado, o no; chè in sua possanza
     Forse fidato sprezzerà l’inchiesta.
     Se avvien così, noi ben instrutti allora

  1. Var. al v. 235. Forse a tutto lo stuol toglie il ritorno.