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SAL | — 856 — | SAT |
Sarvaggia. V. vitusa.
Sarvaggiamenti. avv. Alla salvatica: salvaticamente.
Sarvaggiazzu. pegg. di sarvaggiu: salvaticaccio.
Sarvaggignu. modif. di sarvaggiu: salvaticotto.
Sarvaggina. s. f. Carne di animale salvatico: salvaggina.
Sarvaggiola. V. insalata.
Sarvaggiolu. modif. di sarvaggiu: salvaticotto.
Sarvaggiu. s. m. Uomo senza società o civiltà alcuna, primitivo: selvaggio.
Sarvaggiu. add. Di popolo senza ombra di civiltà: selvaggio. || Non domestico, detto di animale: salvatico. || Detto di pianta: selvatico. || Ad uomo che sfugge gli uomini: selvaggio. || Non urbano, zotico, rozzo: salvatico. || Ritroso, dispettoso: scontroso. || Di piante che vengano o fruttino naturalmente senza che altri li coltivi: salvatico. || sapiri di sarvaggiu, sapere di salvaggina: saper di salvatico. || I fornai dànno questo nome a talun garzone che fa umili servigi nel panificio. || Sorta di tabacco. || petra sarvaggia, vale, informe.
Sarvaggiuliddu. dim. di sarvaggiu: salvatichello, salvaticuccio.
Sarvaggiumi. s. f. Tutte le specie di animali buoni a mangiare che si piglian a caccia: salvaggiume. || La qualità di ciò che è salvatico, rozzezza: salvatichezza, salvaticume. || Ritrosaggine.
Sarvaggiunazzu. pegg. di sarvaggiuni: salvaticonaccio.
Sarvaggiuni. accr. di sarvaggiu: salvaticone.
Sarvaggizza. V. sarvaggiumi al § 2.
Sarvaguardia. s. f. Custodia, sicuranza: salvaguardia. || fig. Difesa, schermo: salvaguardia.
Sarvamentu. s. m. Il salvarsi, salvezza: salvamento. || a sarvamentu, posto avv., senza danno, sano e salvo: a salvamento.
Sarvari. v. a. Conservare riponendo, acciò la cosa duri per esser utile poi: serbare. || Aver cura che una cosa non si alteri o guasti: conservare. || Torre da pericolo: salvare. || sarvarisilla, far proposito di vendicarsi: legarsela a dito. || sarvariccilla ad unu, doversi vendicar con alcuno: serbargliela. || sarvarisi, scampare: salvarsi. || dari a sarvari: dar a serbo (Vin. di Giovanni). || sarva sarva, Dio non voglia, esclamazione: tolga Dio. || sarv’a tia, modo di chiedere ecc.: di grazia, se Dio ti salvi. || Prov. sarvati chi manciari, e no chi fari, non bisogna arretrar mai il lavoro. || sarva ca trovi, o cu’ sarva trova, si dice contro chi vuol tutto sciupare; ma quegli risponde cu’ sarva pri lu ’n dumani, sarva pri li cani: chi serba, serba al gatto. || sarvari crapi e cavuli, salvar una cosa senza perder l’altra: salvar la capra e i cavoli. P. pass. sarvatu: serbato. || Salvato.
Sarvarìa, s. f. Serbanza: serbo. || in sarvarìa: in serbo. Vale anche al coperto; in salvo.
Sarvarrobba. s. m. Luogo dove si serbano vivande o altro: salvaroba.
Sarvata. s. f. Il serbare.
Sarvatedda. s. f. Una delle vene della mano: salvatella.
Sarvaturi –trici. verb. Chi o che salva: salvatore –tora –trice. || Per antonomasia Gesù Cristo: Salvatore.
Salvazzioni. s. f. Salvamento: salvazione.
Sàrvia. s. f. T. bot. Pianta di stelo legnoso, con molti rami quasi quadrangolari, pelosi, alquanto bianchi; foglie lanceolate ovate, grinzose, un po’ intaccate nel contorno; fiori verticillati a spiga: salvia. Salvia officinalis L.
Sarvietta. s. f. Tovagliolino: salvietta.
Sarviittazza. pegg. di sarvietta: salviettaccia.
Sarviittedda. dim. di sarvietta: salviettina. || – di picciriddi: bavaglino.
Sarviittuna. accr. di sarvietta: salviettona (in Firenze).
Sarviuni. s. f. Salvia selvàtica. Phlomis fruticosa L.
Sarvu. add. Fuor di pericolo: salvo. || avv. Eccettochè: salvo.
Sarziami. s. f. T. mar. Tutte le funi che si adoperano nelle navi: sartiame.
Sasizza. V. sosizza e derivati.
Sassafrassa. s. f. T. bot. Albero americano, di cui il legno di poca consistenza, leggiero, rossigno e d’un odore simile al finocchio o all’anice, viene a noi; dagli Indiani è chiamato pevame: sassafrasso, sassofrasso. Laurus sassafras L.
Sassifraga. s. f. T. bot. Pianta di radice fusiforme, lunga, lattiginosa; stelo vuoto, ramoso, alto un braccio; i fiori azzurri, solitari, terminanti; le barbe cotte si usano per insalata: sassefrica. Tragopagon porrifolium L.
’Sassinari. V. assassinari (Sal. Salomone-Marino).
’Sassiniu. V. assassiniu.
Sassu. s. m. Pietra: sasso.
Sàssula. s. f. Specie di mestola grande per uso di cavar il mosto e simili. || Pala di legno onde si servon i marinari per vuotar la barca: sèssola, votazza, gottazza. || Specie di mèstola di latta che adoprano i bottegai per pigliare le civaje minute: votazza.
Sassulata. s. f. Quanto cape in una votazza. || met. Gran quantità di checchessia. || Quantità di figli: covata, nidiata.
Sassulatedda. dim. di sassulata.
Sassulidda. dim. di sassula: gotazzina, votazzuola.
Sasuru. essiri sasuru: essere ubriaco. Forse corrotto da saturo?
Satamarcu. V. sagghimmarcu.
Sàtana, Satanassu. s. m. Diavolo, il capo de’ diavoli: satana, satanasso.
Satareddu. V. satureddu.
Satamentu. s. m. L’atto del saltare: saltamento. || Il lasciar di trattare una materia per un’altra: saltamento. || – di testa: ammattimento, impazzamento.
Satari. v. intr. Levarsi con tutta la vita da terra per ricascarvi: saltare. || met. Riflettersi: saltare. || fig. Trapassare, vagare: saltare. || Trapassare da un lato ad un altro con gran prestezza: saltare. || Per sim. lasciar di mezzo, omettere di fare, dire, leggere ecc. checchessia: saltare. || Negli impieghi o nella milizia è quando spettando ad uno l’avanzamento si dà a quello che gli vien dietro: saltare uno. || satari a cavaddu, montar in sella: saltar