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Licet. s.m. Il luogo comodo: licet.
Licèu. s. m. Scuola superiore per le scienze e lettere: licèo.
Licheni. V. licchini.
Licinnarisi. v. intr. pass. Dicesi del vestito quando consumandosi si va slargando il tessuto e va perdendo il pelo e riluce: ragnare.
Licinziamenti. s. m. Il licenziare: licenziamento.
Licinziari. v. a. Comandare o permettere che altri si parta: licenziare. || Prender congedo, commiato: licenziarsi, congedarsi, accomiatarsi (quest’ultimo è più nobile).
Licinziata. s. f. L’azione del licenziare o licenziarsi: licenziata (V. participiu), licenziatura.
Licinziatedda. dim. di licinziata.
Licinziateddu. dim. di licinziatu.
Licinziatu. P. pass. di licinziari: licenziato. || Colui che ha ricevuto la licenza dell’università: licenziato.
Licinziusamenti. avv. In modo licenzioso: licenziosamente.
Licinziuseddu. dim. di licinziusu: licenziosetto.
Licinziusu. add. Sfrenato, dissoluto, dicesi anche di cose inanimate che son cagione di licenza: licenzioso.
Licitamenti. avv. In modo lecito: lecitamente.
Lìcitu. add. Permesso, che si può fare, conceduto: lecito. || Si usa come s. p. e. essiri licitu di fari: esser lecito di fare. || farisi licitu, prendersi la libertà: farsi lecito.
Licurazzu. pegg. di licuri: liquoraccio (a Firenze).
Licureddu. dim. di licuri: liquoretto.
Licuri. s. m. Bevanda spiritosa come rummo, rosolio ccc.: liquore, licore.
Licurista. s. m. Chi fa o vende liquori: liquorista.
Liddu. s. m. Che si dice per lo più don liddu. Giovane che abbia la mania di vestire alla moda e di far il zerbinotto: frustino, sorpaino, zerbino, lecchino. I Sienesi dicono lillo per daddolo; e ant. per monile, ornamento, d’onde pare abbiano omogeneità d’origine.
Lidduzzu o Don lidduzzu. dim. di liddu: zerbinotto.
Lidu. s. m. La terra contigua al mare o al fiume: lido.
Lienu. add. Dicesi del vestito quando rifinito e disfatto comincia a perdere il pelo e a farsi rado il tessuto: ragnato.
Lietu. V. letu.
Liffa. s. f. La spoglia o membrana fina della cipolla.
Liffarisi. V. alliffarisi.
Liffia. V. lafia. || V. lustrata.
Liga. s. f. Mescolanza dei metalli secondo proporzione: lega. || Saldatura: lega. || Il restar dei frutti sull’albero: allegamento (A. V. ital. liga).
Ligaccedda, Ligaccetta. dim. di ligaccia: legaccetto.
Ligàccia. s. f. Qualunque cosa con che si lega calza, scarpa ecc: legàccia, legàcciolo, legàccio.
Ligacciuna. accr. di ligaccia.
Ligama. s. f. Cosa con che si lega: legame. || T. agr. Ritorta per fasciare, legare: stroppa, stroppella. || T. bot. V. ddisa. || turcirisi comu ’na ligama, quel rivolgere di membra che si fa per violente dolore o simile: contorcersi (Dante da Majano ha: liama per legame).
Ligamaru. s. m. Chi va a raccogliere l’ampelodesmo e ne fa stroppe.
Ligamedda. dim. di ligama: stroppella.
Ligamentu. s. m. Il legare, legame: legamento.
Ligami. s. m. Cosa con che si lega: legame. || Vermena che serve per legame di fastella o simile: ritorta. || met. Qualunque cosa che tenga un attaccamento a checchessia per effetto di passione, servitù ecc.: legame.
Ligamu. V. ligama. || V. spartu.
Ligara. V. vitalba.
Ligari. v. a. Stringere con fune o altro checchessia: legare. || Detto de’ libri, cucirne i fogli a libro, colla coperta di cartone o altro: legare, rilegare. || Del fiore quando il pistillo di esso rimane fecondato: allegare. || – li manu, baciar la mano. || fig. Obbligar uno a desistere da qualche pretensione ecc.: legar le mani ad uno. || – li denti, produrre certo effetto ne’ denti, come le cose aspre, afre: allegare i denti. || fig. Comparire od essere cosa difficilissima. || Per incastrare, incastonare: legare. || ligari carni. V. carni. || nun putiri ligari carni, non poter ingrassare: non poter ingrassare o metter carne.
Ligata. s. f. Il legare: legamento.
Ligatedda. dim. di ligata.
Ligateddu. dim. di ligatu; e di legatu.
Ligatina. V. ligatura.
Ligatu. P. pass. da ligari: legato. || Allegato. || add. Viscoso, conglutinato: tenace. || manu ligati, piegate in seno come in croce: conserte. || stari cu li manu ligati, star ozioso: star colle mani a cintola. || V. legatu.
Ligatuni. accr. di legatu, e accr. di ligatu.
Ligatura. s. f. Legamento, quello spazio cinto dal legame, e il legame stesso: legatura. || T. rileg. Il legar un libro o la maniera com’è legato: legatura. || T. mus. Unione di più figure semplici cantabili, fatte con tratti: legatura. || Il legar le viti ai pali, e la materia con cui si legano: legatura. || T. chir. Operazione di stringer i tessuti viventi, con fila o fasce: legatura, e le fasce: legature. || T. mar. ligaturi, sono allacciature che si fanno per mezzo di funicelle a trecce, per istrignere le vele ai pennoni: paterne, salmastre (Pitrè nel Borghini).
Ligaturedda. dim. di ligatura.
Ligatureddu. dim. di ligaturi.
Ligaturi. s. m. Chi o che lega: legatore. || Colui che lega i libri: legatore, rilegatore. || T. agr. Quegli che raccoglie e lega i manipoli lasciati indietro dai mietitori.
Ligatuzzu. dim. di legato: legatuzzo.
Ligazza. V. ligaccia.
Liggenna. s. f. Storiella di poco pregio, o favolosa: leggenda. || Breve narrazione di fatti di santi o simile: leggenda.
Liggeru. V. leggiu.
Liggi. s. f. Regola stabilita che obbliga gli uomini a fare o non fare checchessia: legge. || Dicesi anche dell’autorità divina: legge. || L’ordine che la natura segue: legge. || Lo studio della giurisprudenza: legge. || di liggi, per forza: di legge. || nun aviri nè liggi nè fidi,