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Carcagnòlu. s. m. Quella parte o nerbo giù della gamba che si congiunge al calcagno: garretto. || Così chiamasi ancora dal volgo e da’ bettolieri la estremità biforcata de’ piedi degli animali bovini. || T. mar. La parte esterna, inferiore della ruota di poppa che fa una specie di tacca su cui posa il timone: calcagnuolo (Zan. Voc. Met.).
Carcagnu. s. m. Parte deretana del piè, così chiamata perchè calca il suolo: calcagno. || Prov. aviri l’ali a li carcagni, fuggir velocemente: aver l’ale ai piedi. || mittirisi li carcagni o li carcagneddi ’nculu, darsi alla fuga: mostrar o voltar le calcagne. ||liccari li carcagni ad unu, adularlo vergognosamente, farsi ligio ad uno per bisogno di protezione: piaggiarlo. || la carrozza di lu baruni carcagnu, per ischerzo; a piedi.
Carcàra. s. f. Edifizio murato o cavato a guisa di pozzo colla bocca da piede a mo’ di forno, nel quale si cuociono calcina, e anche terre, metalli ecc.: calcara, fornace, forno, calcinatojo. || – muta, sorta di malattia.
Carcaràru. s. m. Chi esercita l’arte di cuocere in fornace: fornaciajo. f. Fornaciaja.
Carcaràzza. s. f. T. zool. Uccello di color bianco e nero della grandezza d’un colombo, atto a imitar la favella umana: gazza, pica, gazzera. Corvus pica. L. || Per sim. feminina ciarliera e linguarda: cicalona. || Strumento disarmonico: strimpello. || vuci di carcarazza, dissonante: bercio. || Trottola mal configurata, e che nel girare saltella e stride. || fari lu cori comu ’na carcarazza: palpitare.
Carcarazzòtta. s. m. dim. di carcarazza nel primo significato: gazzerotta.
Carcaràzzu. add. Aggiunto a mantello di cavallo, bianco e nero corne la carcarazza.
Carcarèdda. s. f. dim. di carcara: fornacina.
Carcariàri. v. intr. Il gridar delle galline quando han fatto l’uovo, e degli altri uccelli quando han paura: schiamazzare. || Fig. Risentirsi con troppa garrulità, e non sempre con ragione: cinguettare, cicalare. || Dire spiattellatamente le sue ragioni, ma con goffaggine. || Manifestar i fatti altrui: spettegolare. || Abbruciare di febbre: ardere di febbre. || – la pignata, bollire in colmo: crosciare, scrosciare (Sp. carcarear: cantar del gallo).
Carcarìu. s. m. Schiamazzo continuato: schiamazzìo.
Carcarizzu. s. m. Lo schiamazzare: schiamazzo.
Carcarozza. s. f. Testa spiccata dal busto: teschio.
Carcarozzu. s. m. Rialto sul terreno, elevazione sopra il rimanente della superficie: poggetto, prominenza. || Per crozza V.
Carcavecchia. V. babbau. || fratellu carcavecchia: ridicolo. || è cca fratellu carcavecchia, il lupus in fabula dei Latini.
Carcavegghi e Carcavegli. V. malumbra o mascara.
Carceri. V. carzara.
Carcherunu. V. quarchedunu.
Carchi. V. qualchi. Anco i Toscani hanno carche e calche per qualche.
Carciamentu. s. m. Piccola e leggera ferita: scalfittura. || Molestia.
Carciarari e Carcerari. V. carzarari.
Carciarazioni e Carcerazioni. s. f. Il carcerare: carcerazione.
Carciari. v. a. Cavar sangue dalla cute, con lo scarificatore: scarificare. P. pass. carciatu: scarificato.
Carciatura. s. f. Scarificazione.
Carciaturi. s. m. Strumento da taglio per coppette: scarificatore.
Carciuniarisi. V. arciuniarisi.
Carcòcciula. V. cacocciula.
Carculari, Carculu ecc. V. calculari, calculu ecc.
Cardacìa. s. f. T. med. Dolore all’orifizio superiore del ventricolo; mal di cuore con nausea e deliquio: cardialgìa. || Fig. Ambascia, noja: ricadia. || Detto ad uomo increscioso: seccafistole.
Cardacïamentu. V. cardacia, secondo e terzo significato.
Cardacïari. v. a. Recar noja, travagliare: vessare. || Rifl. pass. Patir cardialgìa. || Fig. Darsi affanno, briga: angosciare, tribolarsi. P. pass. cardaciatu: vessato. || Ambasciato.
Cardacïusu. add. Nojoso, importuno, molesto.
Cardamomu. s. m. T. bot. Pianta che ha i fiori in ispiga radicale e sessile; le foglie ovali terminate in punta acuta; e il seme di essa: cardamomo, cardamone.
Cardari. v. a. Separare col cardo, detto anche pettine, la parte più grossa dalla fina di alcune materie come lino, canape ecc.: cardare, pettinare, scardassare, carminare. || Met. Graffiare, conciar male: cardeggiare, dar il cardo. || aviri assai lana di cardari, met. esser in travagli: aver da grattare o da pettinar lana sardesca. || – la vita. Dir male fieramente d’alcuno: cardare. P. pass. cardatu: cardato.
Cardaru. s. m. Fabbricante o venditore di cardi: cardajo.
Cardasita. s. m. e f. V. cardaturi.
Cardata. s. f. Il cardare: cardatura. || La quantità che si carda volta per volta: cardata. || fari ’na cardata ad unu, rimproverarlo fortemente: fargli una rammanzina.
Cardatedda. s. f. dim. di cardata.
Cardatura. s. f. Il cardare e la materia cardata: cardatura.
Cardaturi. s. m. Chi carda: cardatore, scardassiere. || – di lana: ciompo. || Strumento a guisa di pettine da disgrossare: pettinatore. || Colui che col pettine straccia i bozzoli della seta o altro: stracciajuolo.
Cardedda. s. f. T. bot. Pianta che ha i gambetti colorati, i calici lisci, le foglie lirato-sbrandellate abbraccianti il fusto: cicerbita. Sonchus oleraceus L. || Ve n’ha col ricettacolo nudo, il calice imbricato; il pappo sessile peloso: sonco. Sonchus asper L. Serve alla medicina ed è anche mangiabile.
Cardiaca o Cirfudda. s. f. T. bot. Pianta che ha le foglie di sotto cuoriformi, quinquelobe; quelle di sopra vicine ai verticilli ovate trilobe: cardiaca. Leonurus cardiaca L.
Cardìacu. add. Aggiunto di quel male, che dicesi anche mal di cuore: cardiaco. || Si dicon così anche i rimedi che confortan il cuore: cardiaci.