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LIBRO

Del soverchio culto del corpo, et del negletto contrario. Cap. XXIII.

Io non descenderei volentieri à cose tanto minute, come son per dire hora se non mi pesuadessi, che per formar un’huomo virtuoso, et utile per la patria, come pretendiamo, sia molto da fuggire la troppa delicatezza del corpo, et la soverchia cura di molti in certe politezze, che facilmente disdirebbono alle femine, non che à gli huomini; percioche si ritrovano alcuni, massime giovani nobili, et ricchi, che dopo essersi levati da letto la mattina, si occupano lungo spatio di tempo nel pettinarsi, nel fregarsi i denti, nel lavarsi le mani con saponi odoriferi, et tanto ci è da fare che le vestimenta stiano affettate, et ogni pelluzzo dà cosi gran noia à costoro, et tanto spesso ritornano allo specchio; et tal’hora ci sono da far cosi lunghi discorsi co’l sartore, et co’l calzolaio, et con i servitori, et coi camerieri, che si consumano vanissimamente le migliori hore del giorno; et di loro non meno che delle donnicciuole si verifica quel detto del Comico: Mentre si poliscono, mentre si adornano se ne passa l’anno. Ma quel ch’è peggio, queste vanità tirano seco di male conseguenze, l’animo ne diviene molle, et effeminato, il corpo abhorrisce le fatiche robuste, et virili, la gravità si perde, et si acquista l’opinione d’huomo leggiero, à cui non convenga fidar nelle mani negotio, che ricerchi cervello, et sodezza. La onde questi tali si riducono à non esser buoni ad altro, che à passeggiar per i corsi, con titolo di galanti, et di attillati; lasciando da parte il dir di quanti peccati sia esca questa soverchia attillatura, di che altrove habbiamo trattato à bastanza. Hor à me non dispiace in modo alcuno la politezza, anzi la ricordo al nostro padre di famiglia, et la desidero nel nostro fanciullo, pur che sia virile, et senza affettatione, si che non para, che tutto lo studio nostro sia posto quivi; anzi nelle figliuole istesse deve haver moderatione, si che non passi in mollezza troppo vezzosa, ma ritenga una certa gravità, et talmente sia una buona zitella pulita, che non perda di esser modesta, et grave. Adunque avvezzi il nostro padre di famiglia il suo figliuolo à non perder molto tempo la mattina in sì fatte cose, ma satisfatto alle necessità naturali, onde il giorno poi non ci molestino, al qual uso la natura ci assuefa facilmente; nel resto si espedisca di quello che al culto del corpo appertiene con mediocre diligenza, acciò ci sia più tempo per cultivar l’anima, che più importa, et per impiegarsi ne gli studii, et nelle operationi di casa, et fuori. Avverta però il padre, che il figliuolo non diventi trascurato, et vada co’l viso lordo, et coi panni discinti, ò simili negligenze, ch’è l’altro estremo vitioso, anzi